La letteratura del dubbio ( VERSIONE TESTUALE )Recita il dizionario: “Che è privo di certezze, che non si può conoscere definire o affermare con certezza. Che non si sa se.” Non è per caso che da molti anni la Fantascienza sia praticamente scomparsa dalle librerie, dalle radio, dalle televisioni, dai giornali.
Decine di case editrici dedicate hanno chiuso le loro attività. Negli Stati Uniti c’è una colonna infame per i libri che si possono leggere nelle scuole, e che devono essere assolutamente eliminati dalle biblioteche.
Secondo il “Newspaper on Intellectual Freedom”, diversi libri di Fantasy e di Science fiction non devono essere letti, anzi, devono essere duramente avversati dalle scuole americane. Di quali libri si tratta? Ecco una breve e incompleta lista: “Cronache marziane” di Ray Bradbury, “Fahrenheit 451” dello stesso autore, “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, “La fattoria degli animali” e “1984”, entrambi scritti da George Orwell, l’inventore del “Grande fratello”, a seguire, “Mattatoio n. 5” di Kurt Vonnegut, solo per citare quelli più famosi. La Fantascienza, (non quella recente, purtroppo) è da sempre la letteratura del dubbio, del possibile, del “non so se , ma potrebbe accadere”, del “pensateci, meditate”. Alcuni suoi scrittori sembra avessero capacità divinatorie, visioni sciamaniche, ed essere dediti ad un consumo non modico di droghe, come nel caso del plurisaccheggiato Philip Dick, indimenticato autore di “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, da cui è stata tratta la sceneggiatura del film “Blade Runner”. Scriveva Ballard, uno degli autori più visionari e purtroppo inascoltato, dieci anni fa, che ormai gli esseri umani esistono solo affinchè le macchine si possano perpetuare.
Basta guardarsi intorno e diventa difficile non condividerne il pessimismo. Il futuro arriva come un ladro nella notte. Da un mese all’altro, da un anno all’altro, l’ufficio o la fabbrica dove lavoriamo, si riempiono a poco a poco di “colleghi” elettronici, di infallibili dirigenti fatti di micro circuiti, di pulsanti, di spie luminose . Accettiamo passivamente viaggi e divertimenti minuziosamente programmati, ci mettiamo l’auto come un cappotto per andare dal tabaccaio all’angolo, o per buttare sacchi di rifiuti sempre più voluminosi nel cassonetto a cinquanta metri da casa. Compiliamo moduli che non comprendiamo, due lauree non bastano a decifrare la più semplice delle bollette, aspettiamo con pazienza il nostro turno davanti a sportelli cifrati, misteriosi come il “Castello “ di Kafka, quasi onnipotenti. Dialoghiamo con nostra moglie via Internet. Soffriamo di un disagio al quale non sappiamo dare un nome. Sentiamo inconsciamente di vivere sull’orlo di qualcosa di misterioso, ma non sappiamo cosa. La Fantascienza come avrete modo di constatare nel racconto che segue, accelera i tempi, ma parte da noi, dal nostro mondo, dalle nostre abitudini, dalle nostre paure e schiavitù. La Fantascienza non è profezia, ma ipotesi, ventaglio di possibilità.
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