Finanziamenti, sicurezza, formazione ( VERSIONE TESTUALE )Paolo Carnazzi, rotariano, giovane amministratore delegato di Saef, società specializzata nel fornire servizi alle imprese, dalla consulenza sui finanziamenti pubblici, alla finanza agevolata e sino alla sicurezza e formazione (nel corso di una recente conviviale, ndr) ha tenuto un’interessante relazione, raccontandoci la sua esperienza di professionista ed imprenditore del settore terziario.
Saef nasce nel 1996 dall’idea di un gruppo di amici laureati in economia con la passione per il settore della finanza.
Alla fine degli anni ’90 il tema dei finanziamenti della Comunità Europea per le aziende che investivano in formazione, con il Fondo Sociale Europeo, era predominante nel business della neonata attività. Presto Saef si accredita presso la Regione Lombardia quale ente di formazione.
Ma, dagli anni 2005/2006, con l’esaurirsi dei finanziamenti comunitari, inizia un periodo difficile per la giovane realtà che, tuttavia, sa reinventarsi uscendo dall’ambito dei fondi europei.
Nel 2007, acquisita un’azienda che si occupava di formazione a pagamento, Saef rafforza il proprio settore formativo ed entra a pieno titolo nel campo della sicurezza.
Finanza, formazione e sicurezza, pertanto, diventano i tre temi portanti della società.
Nel 2008 la crisi globale colpisce duramente l’economia reale, ma Saef per converso cresce. E cresce tanto. In otto anni il fatturato quadruplica, l’EBITDA si moltiplica per otto e l’utile ante imposte addirittura per venticinque.
Perché?
Secondo l'amministratore delegato, per due ordini di motivi.
In primo luogo, esordisce Carnazzi, per il diffondersi della cosiddetta “responsabilità sociale di impresa” che mette al centro la persona, intesa sia come lavoratore, ma anche come collaboratore in generale.
Saef ha quindi puntato molto sul coinvolgimento del personale, a partire sin dalla selezione iniziale. “Dobbiamo capire fin dal primo momento se quelle persone si identificano, se fanno propria la nostra visione e quindi hanno dei valori che vengono condivisi con noi - prosegue Carnazzi - . Ma quell’aspetto che va dalla selezione deve essere poi continuamente coltivato nel corso del tempo”.
L’azienda ha molto lavorato sul tema del welfare aziendale, ossia la conciliazione tra il lavoro e la famiglia o il tempo libero.
Con un accordo di secondo livello Saef ha contrattualizzato quella che era già una prassi aziendale, garantendo ai propri dipendenti varie utilità, da quella simbolica di inviare un’impresa di pulizie due volte all’anno a casa di ogni dipendente, sino a temi più importanti, quali la “banca ore” che consente ai collaboratori una gestione flessibile del tempo, uscendo altresì dal concetto rigido di mansione e spostandosi più sul tema del risultato.
Anche con i fornitori, specialmente con i collaboratori che si occupano di portare il “volto” di Saef presso i clienti, il rapporto è improntato alla massima collaborazione e cooperazione.
Infine, il rapporto con il territorio. Saef promuove progetti sul territorio e per il territorio. Ad esempio, il “Progetto Colibrì”, in collaborazione con Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro), che si rivolge a mille bambini di dieci scuole elementari sul tema della percezione del rischio. Saef collabora altresì con l’Università mettendo a disposizione cinque borse di studio da 2.500 Euro ciascuna.
“Questi progetti” prosegue Carnazzi “fanno anche branding, danno un senso della nostra azienda un po’ diverso da quello di altre aziende che fanno il nostro lavoro”.
Secondo elemento che ha caratterizzato Saef è stato quello degli investimenti immateriali. Se l’impresa di produzione è più portata a pensare alla centralità macchinario, che fa aumentare la produttività, per quanto concerne le società di servizi, ma non solo, il tema degli investimenti in beni intangibili (formazione, branding, organizzazione, software, design) risulta centrale.
La formazione, per il giovane A.D., è il tema centrale. La formazione “se fatta bene, quindi frequentando dei corsi giusti, avendo chiaro quelli che sono gli obiettivi che ha l’azienda, mette in movimento tante idee, innanzitutto facendo sentire le persone più coinvolte e poi dando spunti di riflessione che, se trovano terreno fertile, possono far nascere tante idee. Quello che è Saef oggi” secondo Carnazzi “lo è grazie ad un ascolto attento di quello che era il mercato e le esigenze del nostro Cliente.
L’evoluzione dalla finanza alla formazione ed alla sicurezza è frutto di questo”.
Nell’epoca della cosiddetta “industria 4.0”1, l’imprenditore che vuole investire dispone di incentivi forti. Credito di imposta ricerca e sviluppo, iperammortamento, Legge Sabatini, formazione gratuita sono solo alcuni degli strumenti a disposizione dei capitani d’industria del terzo millennio.
Il termine Industria 4.0 indica una tendenza dell’automazione
industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per
migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività
e la qualità produttiva degli impianti.
L’industria 4.0 passa per il concetto di smart factory
che si compone di 3 parti:
- Smart production: nuove tecnologie produttive che creano
collaborazione tra tutti gli elementi presenti nella produzione
ovvero collaborazione tra operatore, macchine e strumenti.
- Smart services: tutte le “infrastrutture informatiche” e tecniche che permettono di integrare i sistemi; ma anche tutte le strutture che permettono, in modo collaborativo, di integrare le aziende
(fornitore – cliente)
tra loro e con le strutture esterne
(strade, hub, gestione dei rifiuti, ecc.)
- Smart energy: tutto questo sempre con un occhio attento
ai consumi energetici, creando sistemi più performanti
e riducendo gli sprechi di energia.
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/Piano_Industria_40.pdf
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