Io parto: 1 sogno, 23 mesi, 52.000 Km, 22 Nazioni, 3 Americhe ( VERSIONE TESTUALE )“Lavoravo alla Domus e ho chiesto una aspettativa. A dir la verità non avevo programmato molto il mio viaggio, ma lo volevo fare con la mia BMW R100 GS del ’92. Sapevo che avrei dovuto attraversare delle zone molto ampie e allora ho deciso di raddoppiare il serbatoio in modo d’avere una autonomia di 640 Km.
Non sapevo neanche lo spagnolo e avevo un’unica certezza: parto da Buenos Aires. L’11 ottobre 2008 l’aereo mi porta a Madrid e poi via per Buenos Aires per ricongiungermi con la mia moto. La dovrò aspettare e sborsare altro denaro imprevisto prima di riaverla ed inoltre devo subito ricorrere ad un meccanico per dei problemi imprevisti. Parto per l’Uruguay e dopo un lungo viaggio, in piena notte sono accolta da una suora. Sarà un’esperienza bellissima. Nei primi giorni, pensavo di fermarmi a fare la fisioterapista in realtà ho spiegato ai ragazzi l’uso del casco. Partita da casa con tanti preconcetti mi sono stupita di ritrovarmi in un tessuto sociale attento dove anche ai più giovani la scuola favorisce la crescita con strumenti all’avanguardia come tablet, per tutti e computer efficienti. Il mio viaggio entrava nel vivo aprendomi orizzonti meravigliosi come le cascate dello Iguazu che insieme vedono l’unirsi dei confini di tre nazioni: Paraguay, Brasile e Argentina.
Il viaggio prosegue verso l’Argentina, terra meravigliosa. Mi viene da pensare che il territorio, e la meteorologia influenzano la vita dell’uomo che coglie l’opportunità di vita sfruttando quel che ha, anche se proviene da terra avara e con un vento che la flagella 360 giorni all’anno. Patate, carote e cipolle diventano, insieme alla favolosa carne argentina, la dieta comune. Il vino rosso bevuto in abbondanza mantiene la felicità ed il colesterolo a livelli accettabili.
Giunta nella penisola di Valdès mi sono emozionata nel vedere le balene ed i leoni marini.
Viaggiando verso la Terra del Fuoco, poi, il vento laterale mi obbligava a guidare inclinata anche di 40 gradi su strade coperte da 20 cm di sabbia.
Dopo un viaggio avventuroso e non facile giungo al famoso ghiacciaio argentino Perito Moreno. Uno spettacolo della natura unico. Rimango impressionata a vedere un gigantesco blocco di ghiaccio che si stacca per immergersi nell’acqua alzando un’onda incredibile.
Superati i passi Andini arrivo a Mendoza ed incontro una comunità italiana intenta a festeggiare la vendemmia con spettacoli di luci e colori inebrianti.
Incontro gente che rimarrà indelebile nella mia memoria, con loro vado a sfatare convinzioni assurde e metto al centro l’uomo con la sua storia, le sue tradizioni e i suoi sentimenti e mi arricchisco di quella naturale cultura del rispetto.
Ed il viaggio continua, talvolta addirittura noioso, tanto sono lunghe le distanze, ma la sorpresa è sempre lì, davanti all’infinito rettilineo, ed ecco la famosa “mano nel deserto”, carica di simboli per ogni viaggiatore.
In questo lungo viaggio, sono anche stata male. Mi è capitato in Bolivia quando dovevo oltrepassare un passo a 4.700 m di altitudine. Giunta sul passo sono svenuta. Mi hanno assistito e portato in ospedale. A quote più basse già stavo bene e la sera, ho lasciato l’ospedale per ritornare sul passo, in pullman, per ritirare la mia moto e tutto quanto possedevo. Al ritorno, ero così felice che percorrevo le strade non certamente agevoli e sicure, ad alta velocità. L’adrenalina aveva preso il sopravvento.
Il Salar de Uyuni è uno spettacolo senza suoni e bisogna fare il conto con un riflesso di luce abbagliante che proviene dal basso. Quanti pensieri e riflessioni; osare, non è tanto quello che lasci ma quello che trovi al ritorno. Cosa trovi? Te stessa con i tuoi pregiudizi dissolti.
Ma anche dal mondo giunge la solidarietà e in un paese boliviano, l’acquedotto evanescente l’abbiamo sostituito grazie ai soldi raccolti in pochi giorni dagli amici di Facebook. Tutta la gente del paese ha lavorato per realizzare il proprio acquedotto.
Giungo a Lima, capitale piena di contraddizioni, per passare poi in Colombia, nazione che ho sentito come pericolosa con molta gente attenta e furba. In Guatemala molti portano con se un’arma. La cosa mi causava qualche disagio.
Questo viaggio mi ha permesso di fare amicizie che ancora oggi coltivo e quando posso cerco di dare una mano in cose che per noi possono essere alla portata ma per loro invece no, come insegnare ad una bambina disabile a deambulare con l’utilizzo di un semplice girello.
Ed eccomi in America, a San Francisco ospite di un amico che mi ospita consegnandomi casa e frigorifero pieno. Non sembrava vero dopo mesi di… essenziale.
Il viaggio mi spinge a nord in Canada e poi in Alaska terre bellissime e dall’aria pungente.
Mi vien voglia di scavalcare il mare e tornare verso casa in sella alla mia BMW, ma i Km percorsi sono tanti e forse un naturale richiamo mi induce a ritornare in Canada e poi in volo fino a casa.
Non sono passata sotto uno splendido arcobaleno esprimendo un desiderio. Per rispetto verso la sorte già così benigna con me, ho solo detto grazie. Avevo già raggiunto il mio sogno.
Giunta a casa l’incontro con mio papà, giù in giardino mentre mia mamma era andata a fare la spesa. Ci siamo seduti per terra e con lui ho condiviso un’emozione grandissima”.
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