Il cibo degli dei ( VERSIONE TESTUALE )Giro la bottiglia di 180 gradi e leggo gli ingredienti: “Acqua, zucchero, anidride carbonica, aromi (?), colorante: E 150 D, acidificanti: acido fosforico, acido citrico. Correttore di acidità: citrati di sodio. Antiossidante: acido ascorbico, sale. Estratto di chinotto, 0,05 per cento”. Qualcuno potrebbe pensare che siamo ai confini della realtà, e che i nostri NAS, nucleo anti sofisticazioni, professionali ed efficienti, omettano di controllare. Non è così. È l’Unione Europea, che stabilisce con regolamenti opinabili, che si può fare l’aranciata senza arance, il vino senza uva, la mozzarella senza latte, e il cioccolato senza cacao, e che la Cina può esportare tonnellate di miele prodotto senza arnie e senza api. Da circa cinque anni, negli Stati Uniti si sta lavorando per produrre Hamburger sintetici, e sia lo stato di Israele che la Cina, oberata da un miliardo e mezzo di bocche da sfamare, fanno ricerche per riuscire a produrre sinteticamente carne di pollo, di suino, di tacchino e di bovino. Questo è solo l’inizio. Cinquantasei anni fa, Arthur Clarke, il mitico autore di “2001 odissea nello spazio”, regalò a chi voleva ascoltare, a chi voleva capire, uno dei più sconvolgenti racconti di fantascienza degli anni sessanta. Anticipando il futuro? Quiensabe? Il cibo degli dei
The Food of the Gods
Mi sembra giusto avvertirla, signor presidente, che molte delle mie prove saranno profondamente nauseanti; comportano aspetti della natura umana che sono molto raramente discussi in pubblico, e certamente non davanti a un comitato del Congresso. Ma temo che non si possano evitare; ci sono momenti in cui il velo dell’ipocrisia deve essere rimosso, e questo è uno di essi.
Voi ed io, signori, discendiamo da una lunga linea di carnivori. Vedo dalle vostre facce che la maggior parte di voi non riconosce la parola. Bene, non è affatto sorprendente: ci viene da una lingua che è in disuso da duemila anni. Ma forse sarà meglio che eviti gli eufemismi e sia brutalmente sincero, anche se sarò costretto a usare parole che nella società educata non si sentono mai. Mi scuso in anticipo con chiunque possa sentirsene offeso.
Fino a pochi secoli fa, il cibo favorito di quasi tutti gli uomini era la carne… la carne di animali una volta viventi. Non sto tentando di rivoltarvi lo stomaco; questa è una semplice constatazione di fatto che potete controllare in qualsiasi libro di storia…
Sì, certo, signor presidente. Sono pronto ad attendere fino a che il senatore Irving si senta meglio. Noi professionisti a volte scordiamo come i profani possano reagire ad affermazioni del genere. Nello stesso tempo, devo avvertire il comitato che il peggio deve ancora venire. Se qualcuno di lor signori è debole di stomaco, sarà bene che segua il senatore prima che sia troppo tardi…
Bene, se posso continuare… Fino ai tempi moderni, tutto il cibo si divideva in due categorie. La maggior parte di esso era prodotto da piante, cereali, frutta, plancton, alghe ed altre forme di vegetazione. Per noi è difficile renderci conto che la grande maggioranza dei nostri antenati erano agricoltori, che si guadagnavano il cibo dalla terra o dal mare per mezzo di tecniche primitive e spesso faticose; ma questa è la verità.
Il secondo tipo di cibo, se posso tornare su questo spiacevole soggetto, era la carne, prodotta da un numero relativamente limitato di animali. Può darsi che alcuni li conosciate: mucche, maiali, pecore, balene. La maggior parte delle persone (mi spiace dover battere su questo tasto, ma i fatti parlano chiaro) preferivano la carne a qualunque altro cibo, benché soltanto i più ricchi fossero in grado di soddisfare questo appetito. Per la maggior parte dell’umanità la carne era una rara e occasionale leccornia in una dieta per più del novanta per cento vegetale.
Se consideriamo la faccenda con calma e spassionatamente, come spero ora il senatore Irving sia in grado di fare, possiamo constatare che la carne non poteva non essere rara e costosa, perché la sua produzione era un processo estremamente inefficiente. Per fare un chilo di carne, il relativo animale doveva ingerire non meno di dieci chili di cibo vegetale, molto spesso cibo che avrebbe potuto essere consumato direttamente dagli esseri umani. Indipendentemente da qualsiasi considerazione estetica, questo stato di cose non poteva essere tollerato dopo che la popolazione praticamente esplose nel ventesimo secolo. Ogni uomo che mangiasse carne condannava a morire di fame dieci o più suoi simili…
Fortunatamente per tutti noi, i biochimici risolsero il problema; come ritengo sappiate, la risposta fu uno degli innumerevoli sottoprodotti della ricerca spaziale. Tutto il cibo, animale o vegetale, è costituito da ben pochi elementi comuni. Carbonio, idrogeno, ossigeno, nitrogeno, tracce di zolfo, e fosforo: questa mezza dozzina di elementi, più qualche altro, si combinano in una quasi infinita varietà di modi per costituire qualunque cibo l’uomo abbia mai mangiato o mangerà. Messi di fronte al problema di colonizzare la Luna e i pianeti, i biochimici del ventunesimo secolo scoprirono che si poteva sintetizzare qualunque cibo desiderato dai basilari materiali greggi dell’aria, dell’acqua e della roccia. Fu la più grande, e forse la più importante, conquista del mondo della scienza. Ma non dobbiamo sentircene troppo orgogliosi. Il regno vegetale era giunto a farlo un miliardo di anni prima di noi.
I chimici possono ora sintetizzare qualunque tipo di cibo concepibile, sia che abbia un corrispondente in natura, sia che non lo abbia. È inutile dire che ci sono stati errori, anche disastrosi. Sono sorti e sono crollati imperi industriali; il passaggio dall’agricoltura e dall’allevamento degli animali ai giganteschi stabilimenti di trasformazione automatica ed ai totoconvertitori di oggi è stato spesso doloroso. Ma doveva essere fatto, e dobbiamo esserne grati. Il pericolo di morire di fame è stato eliminato per sempre, ed abbiamo una ricchezza e una qualità di cibi che nessuna altra età ha mai avuto.
In aggiunta, naturalmente, ci fu un guadagno morale. Noi non assassiniamo più milioni di creature viventi, e le rivoltanti istituzioni come il macello e il negozio del macellaio sono scomparse dalla faccia della Terra. Ci sembra incredibile che anche i nostri antenati, per quanto rozzi e brutali fossero, possano aver mai tollerato tali oscenità.
Eppure… è impossibile tagliare netto con il passato. Come ho già rilevato, noi siamo carnivori: noi ereditiamo gusti e appetiti che sono stati acquisiti oltre un milione di anni fa. Che ci piaccia o no, solo pochi anni fa i nostri bisnonni si godevano la carne del bestiame e delle pecore e dei maiali, quando potevano averla. Ed ancor oggi piace a noi…
Oh, Dio. Forse sarebbe meglio che il senatore Irving rimanesse fuori, da questo momento. Forse non avrei dovuto essere tanto brutale. Quel che volevo dire è che, naturalmente, molti dei cibi sintetici che ora mangiamo hanno la stessa formula dei vecchi prodotti naturali; alcuni di loro in effetti, sono dei duplicati tanto perfetti che nessun controllo chimico o di altro genere potrebbe mostrare la minima differenza. Questa situazione è logica e inevitabile; noi produttori abbiamo semplicemente preso a modello i cibi pre-sintetici popolari ed abbiamo riprodotto il loro gusto e il loro tessuto.
Naturalmente abbiamo anche creato nuovi nomi che non rivelano una origine anatomica o animale, cosicché a nessuno sarebbero stati ricordati i fatti della vita. Quando andate al ristorante, la maggior parte delle parole che trovate sul menù sono state inventate all’inizio del ventunesimo secolo, oppure adattate dagli originali francesi che poche persone riconoscerebbero. Se volete controllare il vostro limite di tolleranza, potete tentare un esperimento interessante ma altamente spiacevole. La sezione riservata della biblioteca del Congresso ha un gran numero di menù di famosi ristoranti - sì, e dei banchetti della Casa Bianca - che risalgono fino a cinquecento anni fa. Hanno una franchezza rude, da sala di dissezione, che li rende quasi illeggibili. Non posso pensare a niente altro che riveli più vividamente l’abisso tra noi e i nostri antenati di soltanto poche generazioni fa.
Sì, signor presidente, sto venendo al punto; tutto questo è altamente pertinenti, per quanto sgradevole possa essere. Non sto tentando di farvi perdere l’appetito; sto semplicemente posando le fondamenta per l’accusa che voglio lanciare contro i miei concorrenti, la Corporazione Triplanetaria Alimentare. A meno che non comprendiate tutto questo retroscena, potreste pensare che questa sia una frivola protesta ispirata dalle evidenti, forti perdite che la mia ditta ha registrato da quando l’Ambrosia Plus è stata messa sul mercato.
Signori, nuovi cibi vengono inventati tutti i giorni. È difficile tenerli d’occhio tutti. Vengono e vanno come le mode femminili, e soltanto uno su mille diventa un’aggiunta permanente al menù. È estremamente raro che uno incontri il favore del pubblico da un giorno all’altro, ed io ammetto liberamente che la linea di piatti di Ambrosia Plus è stata il più grande successo nella storia di tutta la produzione di cibi. Tutti voi sapete di che si tratta: tutto il resto è stato spazzato via dal mercato.
Naturalmente siamo stati obbligati ad accettare la sfida. I biochimici della mia organizzazione valgono come ogni altro del sistema solare, ed essi si sono prontamente messi al lavoro sulla Ambrosia Plus. Non sto rivelando alcun segreto commerciale quando vi dico che abbiamo registrazioni praticamente di tutti i cibi, naturali o sintetici, che siano mai stati inghiottiti dall’umanità, giù giù fino alle cose esotiche di cui non avete mai sentito parlare, come polipi fritti, cavallette al miele, lingue di pavone, polipoidi venusiani… La nostra immensa biblioteca di sapore e di strutture è la nostra risorsa principale, come lo è di tutte le ditte di questo campo. Da essa possiamo selezionare e miscelare in tutte le combinazioni concepibili; e abitualmente possiamo duplicare, senza molta fatica, qualunque prodotto che la nostra concorrenza metta sul mercato.
Ma la Ambrosia Plus ci ha dato da fare per qualche tempo. L’analisi di grasso proteico la classificava come una carne semplice, senza molte complicazioni… e pure non siamo stati in grado di riprodurla esattamente. Era la prima volta che i miei chimici fallivano; nessuno di loro era in grado di spiegare che cosa diavolo fosse a dare a quella roba la sua straordinaria attrattiva… quello che, come tutti sappiamo, fa sembrare al confronto insipidi tutti gli altri cibi. Potrebbe anche… ma sto anticipando troppo.
Fra poco, signor presidente, il presidente della Corporazione Alimentare Triplanetaria apparirà di fronte a voi… con una certa riluttanza, ne sono certo. Vi dirà che la Ambrosia Plus è sintetizzata dall’aria, dall’acqua, dal calcare, dallo zolfo, dal fosforo e dal resto. Questo sarà perfettamente vero, ma sarà la parte meno importante della storia. Perché noi ora abbiamo scoperto il suo segreto… che, come la maggior parte dei segreti, è molto semplice una volta che è stato rivelato.
Io devo veramente congratularmi con il mio concorrente. Ha finalmente reso disponibili quantità illimitate di quello che è, per la natura delle cose, il cibo ideale per l’umanità. Fino ad ora è stato estremamente scarso e quindi ancor più gustato dai pochi buongustai che potevano ottenerlo. Senza eccezione, essi hanno giurato che niente può essergli remotamente paragonato.
Sì, i chimici della Triplanetaria hanno fatto un superbo lavoro tecnico. Ora, voi dovete risolvere le implicazioni morali e filosofiche. Quando ho iniziato la mia esposizione, ho impiegato la parola arcaica “carnivoro”. Ora devo presentarvene un’altra: la prima volta la sillaberò: C-A-N-N-I-B-A-L-E. (Arthur Clarke)
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