Parola d’ordine: vietato dimenticare ( VERSIONE TESTUALE )Cosa vi viene in mente se dico “neve”? Un paesaggio da cartolina; il panorama che conosciamo stravolto nei connotati da un lenzuolo bianco che aderisce perfettamente a ogni cosa; la gioia e lo stupore negli occhi dei bimbi; il loro cinguettio festoso mentre si lanciano con la slitta giù per il crinale innevato. E ancora i pupazzi con la sciarpa e il naso di carota…
Vorrei porre la stessa domanda - e lo farò, statene certi – a uno dei pochissimi reduci di Nikolajewka e confrontare sensazioni e sentimenti. Posso solo lontanamente immaginare quali ricordi possa suscitare in loro la neve. Molto è stato scritto, molte testimonianze raccolte e rese pubbliche, perciò una vaga idea possiamo averla. Il nulla. Dietro la spessa coltre di neve che nella lontana Russia ricopriva tutto, rendendo vano ogni tentativo di orientamento, c’era il nulla, come se una grossa gomma da cancellare avesse spazzato via ogni colore. E lì, in mezzo a quel nulla, solo morte, sofferenza, fame, freddo, angoscia di avere i propri cari così lontano... Parliamo di ragazzi poco più che ventenni, strappati dai loro affetti e dalla loro terra per essere scaraventati in una realtà violenta e cruda. Molti di loro non ce l’hanno fatta, ai loro cari non è rimasta nemmeno una tomba su cui piangere; la neve si è presa i loro corpi straziati, ma non è riuscita a portare con sé il loro ricordo.
Forse per questo motivo è nata l’associazione culturale “Sulle orme della Storia”, per non dimenticare. Il mese prossimo, proprio nei giorni in cui nel lontano 1943 i nostri alpini ripiegarono verso Nikolajewka, un gruppo di 11 temerari ripercorrerà quei mesti passi con l’aiuto di una guida. Il loro viaggio avrà luogo dal 18 al 27 gennaio, con tappe di circa 30 km al giorno. Sono 10 uomini e una donna con vissuti diversi, spinti da diverse motivazioni ma uniti da un unico fine: rivivere quei giorni lontani. Condizioni fisiche e attrezzature saranno logicamente ottimali e adeguate all’impresa, ma lo spirito è comunque quello giusto e mi auguro che i loro occhi possano trovare ciò che cercano. Al loro ritorno, alla fine di gennaio, incontrerò uno dei partecipanti (Roberto, del gruppo alpini di Marmentino), per raccogliere parole e fotografie, così da rendere partecipi quanti vorranno ascoltare e vedere.
Per ora possiamo solo far loro un grande augurio e assicuriamo che li penseremo con ammirazione, per aver trovato la forza di rievocare le atrocità vissute dai nostri soldati e omaggiare, così, tante giovani vite spezzate.
Anna Zambonardi
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