UN GIORNO DI CACCIA ( VERSIONE TESTUALE )La notte passava veloce
sembrava non esserci stata.
Fino a tardi avevo ammirato
le agili mani che
mischiavano la polvere nera, i pallini lucenti,
pesati e dopo inseriti
nel piccolo cartone mortale.
Sentivo la voce ripetermi
perché ne fossi un giorno capace
le formule, i pesi, le antiche
alchimie.
All’alba la voce
mi dava l’ordine atteso. Balzavo
dal letto e mentre indossavo
i ruvidi panni gridavo a mia
volta ai miei cani la parola
del via.
Infine la strada,
accoglieva i miei passi.
Davanti un uomo imponente (così
mi appariva a quel tempo)
armato, vestito di cuoio e velluto
con passo solenne e poi io
tenendo i miei cani latranti con lunghe
corregge che segavan le mani
con il passo già incerto per
il peso di zaini, borracce, giberne
e tutto quello che serviva quel
giorno.
Chilometri a piedi in salita
e su su per contorte “trazzere”
nel caldo e nel vento del giorno
e su e su alla grande
montagna senz’alberi e case.
E poi i cirniechi partivan
di slancio, saette marroni
dagli occhi dorati che simili
ad angel di morte scovavano
la preda che invano correva
veloce.
E lo sparo uno, sicuro
che fermava la caccia e la
corsa, il grido e la gioia.
E infine la voce parlava lenta
e spiegava che la vita è una
caccia e essa ha i suoi riti,
doveri e regole antiche che il tempo non muta.
Al rado riparo
di antichi pagliai
ascoltavo e mangiavo
in silenzio il pasto frugale
che mai mi saziava.
Così passavo i giorni che
oggi ricordo felici e che allora
non parevano tali. E poi
il calore del sole scemava
la vampa spariva, con
passo tremante scendevo alle
luci di Agghiara.
E la strada pareva infinita
diversa dal giorno. Marciavo in mezzo ai
miei cani che privi di forza
seguivano stanchi con occhi
devoti.
In quei giorni imparai
le cose più vere
che ora finiscon con me.
Emmanuele Francesco Maria Emanuel
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