IL RICORDO DELL’ECCIDIO DI BOVEGNO ( VERSIONE TESTUALE )“Avevo sempre fame”. Ecco cosa ricorda mia nonna di quell’agosto del 1944 a Bovegno. La sua numerosa famiglia viveva ai Prati Magri. La guerra sfiorava la sua famiglia, il problema principale era sopravvivere alla miseria, arrivare a fine giornata. La fame, soprattutto la fame, era il pensiero incombente. Noi oggi ci immaginiamo la guerra come nei film. Buoni contro cattivi. Io mi ostinavo a chiedere ai miei nonni da che parte stavano. Solo ora intuisco che il contesto vissuto era molto difficile, indipendentemente dall’occupazione tedesca. Qualcosa di inimmaginabile per noi oggi. “Infilati, stesi come stracci nel bocciodromo”, ecco come ricorda mia nonna quelle 14 vittime di una rappresaglia tedesca. “Nonna, erano 15”, insisto io. “No! 14, uno era rimasto vivo sotto i corpi degli altri. Ce ne siamo accorte quando il prete ci ha ordinato di portar via quei cadaveri, riconoscerli, e portarli alle loro famiglie. Il giorno dopo i tedeschi sanno che un uomo si è salvato; uccidono il primo che passa nel paese, così, a caso”. La paura, la fame, la guerra: I buoni? I cattivi?
Ho raccolto decine di storie ambientate a Bovegno, ogni prossimo mese – su il VALTROMPIA IL GIORNALE DELLA VALTROMPIA - ve ne proporrò una, sperando di farvi cosa grata.
Renzo Cominassi
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