363….MORTO CHE PARLA ( VERSIONE TESTUALE )Pascuzzi non fumava, non beveva, non viveva in una zona a rischio. Il maresciallo Pascuzzi muore nel 2018, per aver prestato servizio in Kosovo dal 2000 al 2001, e per essere stato responsabile del brillamento di munizioni scadute nel poligono sperimentale di Salto di Quirra in Sardegna. Qualunque nazione può affittare il poligono per la verifica di nuovi ordigni, il governo si accaparra i soldi, i sardi si ammalano e muoiono. Non solo i sardi. Il maresciallo lascia la moglie e due figli, potete immaginare il loro dolore. La causa della sua dipartita è stato “l’uranio impoverito”. L’aggettivo impoverito, pare studiato apposta per minimizzarne la pericolosità. Ricordo che già nel 1997, quando collaboravo con Radio Brescia Popolare, a proposito delle decine di foto pubblicate dal Corriere della Sera relative ai figli dei soldati che avevano combattuto nella prima guerra del golfo in Iraq, foto che ritraevano i figli di questi combattenti con evidenti malformazioni, mi capitò di commentare il tutto dicendo che gli americani avevano preso tre piccioni con una fava radioattiva. Primo piccione, l’aver smaltito rifiuti radioattivi a costo zero, secondo piccione, aver potenziato l’efficacia dei proiettili , terzo piccione, l’aver contaminato per anni gli scenari di guerra: Kosovo, Iraq, Afghanistan, sottoponendo la popolazione a malattie destinate a durare nel tempo. La giustificazione da parte delle strutture militari made in U.S.A., sulla causa delle malformazioni dei feti, fu, che i marines erano stati vaccinati contro le probabili armi chimiche in possesso di Saddam Hussein. Scusa addotta, quella delle armi chimiche, risultata poi inesistente, che ha causato un milione di morti solo dalla parte degli Irakeni, il 95 per cento vittime civili nel paese più laico del medio oriente. Delle miserabili bugie, hanno provocato uno sterminio facilmente evitabile, se non fosse, che quando c’è di mezzo il petrolio per gli americani tutto pare risultare lecito, al punto di inventa tarsi l’aberrazione delle guerre preventive. Stando agli ultimi calcoli, in Italia, sono almeno 3700 i militari malati. Agli inizi del 2016 muore un sottufficiale di nome Luciano Cipriani, il nemico che lo ha sconfitto ha un nome scientifico difficile da pronunciare: Gliobastoma multiforme di quarto grado, è un tumore che colpisce il cervello, impossibile da sconfiggere o anche solo da arginare. Due giorni prima di Natale 2015 muore Gianluca Danise, 43 anni, maresciallo incursore dell’aeronautica militare, veterano del Kosovo, dell’Iraq, dell’Afghanistan, per leucemia. Il 21 dicembre 2015 muore Leonardo Aufiero, per un tumore che gli aveva attaccato la mascella, i polmoni e il cervello. Anche lui era stato in Bosnia, in Kosovo, in Afghanistan. Racconta un testimone: “In Kosovo, i soldati americani erano equipaggiati diversamente dagli italiani, prima di entrare nelle zone considerate a rischio indossavano tute protettive, guanti speciali, maschere con filtro, noi invece lavoravamo a mani nude, le nostre maschere quando ce le davano, erano di carta, tute niente.” Questo, nonostante fin dal 1986, lo Stato Italiano e il Ministero della Difesa fossero al corrente della pericolosità dell’uranio impoverito. In un capitolo tratto dal libro “L’Italia chiamò”, lo scienziato nucleare Massimo Zucchetti, riferendosi all’uranio impoverito scrive: “Gli italiani si sono visti assegnare in Kosovo l’unica zona bombardata con uranio impoverito, dove per sei mesi si sono spostate macerie e sollevate polveri senza equipaggiamenti di protezione. In uno stato democratico qualcuno dovrebbe pagare. Sappiamo che il nostro paese ha sottoscritto il trattato di non proliferazione atomica e quindi non dovrebbero assolutamente esserci bombe nucleari sul nostro territorio. Invece c’è ne sono circa ottanta tra Aviano e Ghedi. Fortunatamente pare che i terroristi intelligenti siano tutti estinti, riuscite ad immaginare un terrorista che stipa un centinaio di chili di tritolo su un aereo turistico dirigendosi su uno di questi due siti?
Vi lascio con una poesia che ho scritto nell’anno duemila a commento di una bellissima foto del monello Butturini, che ha per titolo “Morire a Belgrado”
MORIRE A BELGRADO
Sono un uomo distratto
che ha perso per strada molti amici.
Questa notte bastono intransigenze
e inchiodo la mia lingua
a una parete di calce.
Centinaia di bombe
non hanno ammaestrato
la mia tolleranza,
ma continuo a cercare le mie colpe
con una forcella di frassino.
Dove sono Cristo e i due ladroni?
Sul seno sinistro della Terra
avete ripiantato le loro croci,
uomini bastardi senza radici.
Io sono il chiodo e il fiele,
il legno e il sudore,
al centro del mio petto
c’è un obiettivo di carta,
“Colpisci al cuore cow boy del Golfo”
E poi torna da tuo figlio,
quello con tre occhi,
e raccontagli un’altra puntata
del Sogno Americano.
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