Racconti della Valtrompia ( VERSIONE TESTUALE )SIRENE
Ho sognato un bambino che si nascondeva sotto alla finestra della camera dei nonni in spasmodica attesa. Sul far del tramonto, aspettava quelle tre sirene che puntualmente si sedevano sul muretto di fronte al negozio e cominciavano a cantare.
Una si chiamava Giuliana, delle altre due non ricordava più il nome. Cantavano a squarciagola Poster, Questo piccolo grande amore… Provava una forte emozione, una sensazione quasi dolorosa, come di migliaia di spilli conficcati nel cuore.
La tensione era tale che non v'era traccia di dubbio, di nostalgia, di apprensione… Le lacrime che rigavano le guance erano il culmine di chi ha sfiorato la felicità. Avrebbe voluto abbracciarle, avrebbe voluto esprimere tutta la sua gioia, ma non ne aveva il coraggio, quindi ascoltava in muta attesa. Mi sveglio immagonito...Ora ricordo quelle serate, quei canti erano meravigliosi, ripari che addolcivano le mie prime delusioni, i miei primi dolori. Erano carezze di una seta impalpabile, medicina invisibile contro la tristezza.
Atroce sarebbe guardare il mondo senza veli. Quelle sirene mi cullavano nell’inconsapevolezza, nella leggerezza, nell’entusiasmo di chi, giovane, sogna un futuro fatto di promesse, quasi sempre disattese.
Ecco la forza della musica: insinuarsi in quegli interstizi invisibili dell’anima – l’utilità dell’inutile, regalo divino. "E andareeee… lontanoooo!"
Renzo Cominassi
(dal libretto “Racconti della Valtrompia” ) |