NUOVE RESISTENZE ( VERSIONE TESTUALE )L’estate scorsa, verso la fine di agosto, ha deciso di scioperare fino al 9 settembre, giorno di elezioni in Svezia, per attirare l’attenzione dei politici che si sarebbero presentati, e manifestare loro la sua preoccupazione per il cambiamento climatico e per un’ecologia abbandonata a se stessa. Il 21 febbraio 2019 la sedicenne svedese partecipa con altri 7500 studenti ad una manifestazione a Bruxelles in Belgio. Lei e i suoi compagni chiedono misure urgenti, non più procrastinabili, per combattere il cambiamento climatico, sottolineando quanto gli adulti siano poco coinvolti nella salvaguardia del loro futuro. Seguendo il suo coraggioso esempio, in Belgio, studenti e studentesse, da quasi due mesi, scioperano ogni giovedì. Ha scritto su face book la studentessa Anuna:”Rispettare l’esistenza o aspettarsi una resistenza”. Il 10 gennaio 2019 3000 ragazzi hanno manifestato con lei. Il 31 dello stesso mese, gli studenti erano 35000 a Bruxelles, 15000 a Liegi, diverse migliaia a Charleroi. Spero che queste pacifiche e coraggiose manifestazioni continuino a oltranza, fino a che, dopo oceani e oceani di vane parole, la politica tutta cominci a portare fatti. Fin dagli anni 50, alcuni dei migliori scrittori di fantascienza avevano messo in guardia la popolazione su cosa potrebbe accadere, lavorando su un ventaglio di possibili futuri, alcuni veramente catastrofici. Ma, “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” o menefreghista, di chi al rumore del vento, preferisce il fruscio delle banconote o lo scampanellio del potere. Non rendendosi conto che la terra ha 5 miliardi di anni, e se a loro va bene, il pianeta lo calpesteranno per un piccolo misero secolo. Scriveva Sigmund Freud: “Un eroe è colui che combatte l’autorità paterna e la vince”. Vi auguro buona fortuna, dal profondo del cuore e dedico a Greta e a tutti voi ragazzi, due poesie che ho scritto in questi ultimi anni cercando di dare il mio piccolo contributo alle vostre sacrosante lotte.
DELL’AGONIA DEL CIELO
Vuoti nidi di poesia,
rami spogli di versi.
Nell’uovo peloso del mio cranio,
contorte astronomie
mimano deserti in espansione.
Vorrei calarmi,
lungo trecce multicolori,
graffiare con le unghie
i timpani di pietra della terra,
che il sangue delle mie dita,
scenda in rivoli, giù,
fino al cuore della Grande Madre
a urlare la nostra colpa.
AMAZZONIA
(Ultima chiamata per l’homo sapiens)
Manderò una supplica
nei vostri squallidi tribunali,
dai quali sono da sempre bandite
le voci dei fiumi,
degli alberi, degli animali,
dei fiori e della pioggia.
Mi servirò del vento
per inviarvi il messaggio.
Ascoltatelo!
Perché il grande mare
che voi chiamate Pacifico
sta ribollendo di plastica e rabbia
e nostra madre la Terra
(che ha sentito urlare
a sangue la foresta)
vuole scrollarvi di dosso
come fa il cane con l’acqua,
o il lupo con un cucciolo impertinente.
Ascoltatelo attentamente,
perché non vi saranno altre chiamate
per voi, che vi definite
uomini “Sapiens Sapiens”.
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