NONOSTANTE IL CORONAVIRUS SONO TORNATE LE FARFALLE ( VERSIONE TESTUALE )Tra le mille sfaccettature di questa emergenza Coronavirus, a noi operatori sociali piacerebbe che tutti potessero vedere con i nostri occhi, anche solo per un momento, come i Servizi alla persona abbiano resistito dimostrando grande professionalità e coraggio.
In tutti i Servizi e all’interno delle scuole del territorio della Valtrompia quotidianamente la vita prende forma e le diverse professionalità sono chiamate ad attivare esercitazioni all’autonomia, progetti di inclusione e valore sociale. Io sono un’educatrice che lavora da 17 anni in un Centro Diurno Disabili dove, ogni giorno, insieme alla mia équipe, attiviamo Progetti concreti e reali a sostegno di una buona qualità di vita di 30 persone disabili.
Negli anni ho visto un’evoluzione culturale velocissima, sono stata testimone di una lotta contro la discriminazione che ha portato oggi a raggiungere buoni livelli di inclusione che permettono alle persone di cui ci prendiamo cura, di avere l’opportunità di vivere il territorio diventando loro stesse risorse.
Come Cooperativa abbiamo sempre creduto che la qualità di vita della persona dipenda dalla qualità delle relazioni che sperimenta e abbiamo cercato terreni fecondi dove far crescere connessioni attivando il territorio.
Da marzo però tutto questo si è fermato, è rimasto sospeso e ci siamo trovati a fare i conti con il covid19.
Superare questo limite non è stato facile per noi addetti ai lavori, abituati ad una quotidianità fatta di vicinanza, di territorio, di spazi aperti, di libertà di espressione, ma abbiamo accettato la sfida e ci siamo reinventati con creatività provando ad esplorare nuove opportunità. Abbiamo sfruttato la tecnologia come mai avevamo fatto prima: diventando protagonisti di video tutorial, videochiamate e attività a distanza per non perdere i rapporti e la fiducia conquistata in tutti questi anni.
Come professionisti, siamo stati chiamati a ridisegnare i contorni del nostro futuro facendo ripartire i pensieri per generare risposte di qualità per l’utenza e per le famiglie che non potevano sentirsi sole in un momento così difficile. Siamo entrati in punta di piedi nelle loro case attivando alleanze e ci siamo stupiti davanti alla capacità di resilienza dimostrata.
In tutta la provincia di Brescia fortemente ferita da questa Emergenza noi, operatori sociali abbiamo cercato nuovi stimoli per progettare valorizzando e riconoscendo nuove possibilità ma non abbiamo potuto fare a meno di crollare davanti al contagio e alla perdita di colleghi che il covid-19 ci ha portato via.
Abbiamo riconosciuto la complessità dell’emergenza e questo ci ha costretti a cambiare i ritmi, a metterci in ascolto e organizzare nuovi modi per sostenere le famiglie e a ridefinire i confini del nostro agire educativo.
Ci siamo interrogati sulla direzione da prendere e ancora una volta abbiamo ricevuto moltissimo dalle persone di cui ci siamo sentiti responsabili e con le quali in questi anni abbiamo costruito un cammino condiviso.
Durante una delle quotidiane videochiamate con un mio utente gli ho chiesto cosa fosse cambiato per lui in questo strano tempo che sembra sospeso e lui mi ha risposto:” Sono tornate le farfalle, ti sei accorta che sono tornate?” Solo allora mi sono resa conto che avevo bisogno anch’io di aprire il mio sguardo, distoglierlo dalla pesantezza e dalla fatica che il lockdown aveva portato con sé e riuscire a vedere le farfalle.
Alzando lo sguardo sono riuscita ad andare oltre la fatica e ho pensato di scrivere questo articolo per rendere visibili le farfalle e anche meno invisibili tutti gli operatori sociali che nonostante il coronavirus hanno garantito tempi e spazi fecondi, riconoscendo l’importanza delle relazioni e costruendo luoghi di interazione dove ritrovare un’intenzionalità nel processo educativo restituendogli un senso.
Lia Trentini
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