Da quando sono nato, o almeno da dove partono i miei ricordi, mai mi sono seduto ad un tavolo su cui non fosse presente il pane. Il pane ha sempre fatto parte della mia vita. Anche se amo la polenta, e la giudichi una delle migliori invenzioni dell’uomo, ritengo che il pane abbia una marcia in più (scusate, io parlo e scrivo da meccanico). Sono nato in una famiglia relativamente povera, ma ho avuto la fortuna che nella stessa, il pane non mancasse mai. Qualcuno ritiene che tra i cibi degli Dei non potessero mancare: tartufi, caviale, ostriche, o salmoni, affumicati o no. Può darsi. Ma io penso
che un pezzo di salame, quattro fette di lardo, un piccolo cuneo di formaggio degli alpeggi, una tazza di brodo e una ciotola di latte, senza un bel tozzo o due di pane siano solo degli orfani inconsolabili. A proposito di ciotola, mi sovviene di una delle 101 storielle Zen rimaneggiata da quel burlone di Cesare Salvi che ha per titolo: “Lava la tua ciotola”
Al monastero di Sozan un giorno giunse un monaco, e così si rivolse a Sozan: “Maestro.” “Dica.” “Sono nuovo del monastero. Vorrei raggiungere l’Illuminazione. Ti prego di insegnarmi.”
Sozan domandò: “Hai mangiato la tua zuppa di riso?”. Il monaco rispose: “L’ho mangiata”.
Sozan disse: “Allora faresti bene a lavare la tua ciotola”. La stessa cosa accadde la sera successiva.
Il monaco ancora chiese a Sozan: “Maestro”. “Dica”. “Vorrei raggiungere l’Illuminazione. Ti prego di insegnarmi.” E Sozan ancora domandò: “Hai mangiato la tua zuppa di riso?”. Il monaco ancora rispose: “L’ho mangiata”. E Sozan disse: “Allora lava la tua ciotola”. La scena si ripeté invariabilmente per mesi e mesi, e così per mesi e mesi al monaco fu chiesto di lavare la sua ciotola.
Finché una sera il monaco, che si chiamava Bosch, fu illuminato. E inventò la lavastoviglie.
( da 101 Buddhanate Zen. Cesare Salvi. Edizioni BUM Mondadori)
Joe Dallera |