Cito dallo Zingarelli: Patata bollente; argomento e situazione che scotta, e che quindi necessita di un’urgente soluzione. Nell’attesa che si raffreddino di morte naturale, in Italia certe patate si posteggiano in Parlamento, a volte tra i senatori a vita. Come nel caso di Julius K.
Riconosciuto dalla Cassazione (come ci ricorda Marco Travaglio nel suo libro “La scomparsa dei fatti”) responsabile di associazione per delinquere con la Mafia, per via di diversi incontri con i capi supremi dell’Organizzazione. Potenza degli chef dell’Informazione, la prescrizione del reato “commesso fino alla primavera del 1980” viene disinvoltamente trasformata in assoluzione, e addirittura usata per cancellare sia il reato (che invece è accertato), sia i gravissimi fatti documentati dal processo. Non solo si occulta la motivazione della sentenza, contenente fatti moralmente, politicamente e penalmente gravissimi, ma si ribalta addirittura il dispositivo, tramutando la prescrizione in assoluzione, per concluderne, tanto per cambiare, che non è successo niente.
Non sarebbe stato dello stesso avviso, una persona a cui è difficile imputare di essere un comunista occulto: Aldo Moro. Per conoscere alcuni dei lati oscuri del suo rapimento, vi consiglio la visione del film del regista Martinelli: “Piazza delle cinque lune”. Guardatelo a stomaco vuoto, ne trarrete giovamento. Augurandomi che la ricerca della pellicola non vi sia particolarmente difficile, pongo alla vostra attenzione lo stralcio di una lettera autografa di Aldo Moro che parla di Julius K.
“È giusto- scriveva- che le masse, i partiti, gli organi dello Stato stiano bene attenti… al personaggio che la legge ha voluto detentore di tutti i segreti dello Stato, i più delicati… Questa persona detiene un potere enorme all’interno e all’estero di fronte al quale i dossier… al tempo di Tambroni francamente impallidirebbero… è l’austero regista di questa operazione di restaurazione della dignità e del potere costituzionale dello Stato e di assoluta indifferenza per quei valori umanitari i quali furono tutt’uno con i valori umani. Un regista freddo, impenetrabile, senza dubbi, senza palpiti, senza mai un momento di umana pietà. E questo è l’onorevole Andreotti, del quale gli altri sono tutti obbedienti esecutori di ordini… Livido, assente, chiuso nel suo cupo sogno di gloria… per fare il male, come ha sempre fatto il male nella vita… per nostra disgrazia e per disgrazia del Paese (che non tarderà ad accorgersene) a capo del Governo”.
La poesia che segue è stata scritta molto prima che io riuscissi a mettere le mani sulla lettera di Aldo Moro. Stavo pensando a come sarebbe stato difficile cercare di emulare, anche solo una volta
Edgar Lee Masters, e l’antologia di Spoon River. Giudicate voi.
“El Cu(e)rvo”
(Pensando a Spoon River)
Faccia da gufo furbo
e cuore da jena ridens,
hai fatto carriera
risciacquando panni sporchi e confidenze
di uomini una volta potenti.
Tuo amante discreto,
un libricino dalle cosce scure
in cui annotavi scrupolosamente,
ogni altrui peccato mortale.
Ai piedi della collina,
il fantasma di Moro, vagola,
maledicendoti, senza pace,
una croce di plastica rossa,
gli spunta dalla schiena.
Dicci gobbo,
di quale democrazia andavi cianciando
quand’eri in vita, di quale Cristo?
Ogni tua presenza nella Sua casa,
infangava la Chiesa, di per sé già persa.
Quando verrà il Giorno Finale,
(incurante del suono di nacchere delle tue ossa)
Suo Padre, Dio,
manderà una schiera di Cherubini scelti
a ballare la rumba sulla tua tomba.
Joe Dallera |
