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Sabrina Ferilli e Maurizio Micheli |
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La Presidentessa è stata scritta nel 1912, da due dei più rappresentati autori del genere vaudeville, Maurice Hennequin e Paul Veber, ed ora riadattata e diretta dall’eclettico Gigi Proietti. La trama racconta di Gobette (Sabrina Ferilli), diva del teatro di varietà, che introdotta nell’abitazione di un noto magistrato di provincia è scambiata per la moglie di costui nientemeno che dal Ministro della Giustizia (Maurizio Micheli) ufficiosamente in visita per verificare la moralità nella magistratura. La “Presidentessa” Gobette, una volta sedotto il ministro farà promuovere il magistrato nella capitale favorendogli una carriera vertiginosa.
Gigi Proietti, che firma l’adattamento del testo e la regia dello spettacolo, sposta l’azione dalla Francia all’Italia, rendendo più riconoscibile una storia che presenta vezzi e vizi del potere e dell’umana natura attraverso una girandola di equivoci, scambi, agnizioni. La messa in scena rispetta fedelmente la struttura del testo, applica i canoni fondanti del vaudeville, basati sul ritmo e sull’esattezza, e privilegia il naturalismo nella recitazione presentando i personaggi nella loro vitalità. Un elemento di forza dell’allestimento firmato da Proietti è certamente il gioco sulle parlate dei diversi personaggi: dal misto francese-romanesco di Gobette al pugliese stretto del Ministro al milanese dell’usciere, dal veneto del Presidente al burino della vera Presidentessa al poliglottismo del vigile urbano. La commedia è una girandola di parole, di detti incompresi o mal compresi, la base naturale degli scambi e degli equivoci che costituiscono la carica ironica del testo. La Presidentessa è inoltre uno dei prodotti più incisivi e ben riusciti del vaudeville, quel genere teatrale fondato su decine e decine di porte che si aprono e si chiudono, personaggi che escono e rientrano sulla scena in continuazione, battute a raffica, taglienti come rasoi e calcolate al secondo. Si tratta in sostanza di un meccanismo di precisione in cui ogni elemento, attore, scena, oggetto, parola, azione, deve essere organizzato e armonizzato. L’ambientazione si colloca tra la provincia e la capitale in piena età giolittiana, ove si odono in lontananza echi di sentimenti secessionisti e di colonialismo. Grande direttore di questa orchestra comica è Gigi Proietti, che ha scelto di affidare il ruolo dei protagonisti a Sabrina Ferilli e Maurizio Micheli. Non si tratta di una scelta casuale, ma di un calcolo preciso e raffinato. Bravissima teatralmente, la Ferilli riesce a conciliare il fascino della diva con la classe della donna di alta società e i modi dell’attricetta di provincia. Al suo fianco, Micheli è assolutamente libero di sfogare la sua carica ironica, riuscendo a caratterizzare in profondità un personaggio dalle molte sfaccettature quale il Ministro Piccione. Ben allestito anche il resto del cast. Il risultato è uno spettacolo divertente e appassionante come poche commedie del genere riescono ad essere; un prodotto non solo ben confezionato, ma in grado di conquistare il pubblico con una comicità semplice e al tempo stesso travolgente.
Informazioni
Fino al 4 febbraio al Teatro Manzoni di Milano
Numero verde 800.91.43.50
Tel. 02-7636901 - Fax 02-76005471
www.teatromanzoni.it
Monica Melotti |