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 Nr.16 del 18/10/2010
 
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La mediazione familiare
Che cosa sta accadendo nella famiglia italiana? Quello che si rileva da alcuni dati fa molto riflettere


  


Fa riflettere il fatto che purtroppo l’Italia risulta essere la prima in Europa per numero di omicidi (in media uno ogni due giorni), ma non per fatti di mafia o quant’altro legato alla criminalità organizzata, ma alle violenze all’interno della famiglia.
È un grido di allarme che viene lanciato dalle tante organizzazioni ufficiali e non, che non possono che raccogliere spesso e malvolentieri altro che i dati di fatti tragici che accadono, quando dopo insanabili contrasti, si sfocia in gravi fatti di sangue ancora più eclatanti di quelli prodotti dalla malavita organizzata. Stiamo parlando di fatti legati alla crisi di migliaia di rapporti di coppia, stiamo parlando di separazioni e divorzi che divorano interi interessi affettivi con tutto ciò che comporta sotto il profilo psicologico, sociale ed economico delle persone; dove troppe volte le stesse persone sono lasciate al loro destino in un momento così delicato della loro vita, tanto da poterlo paragonare ad un vero e proprio lutto. È anche una questione di mentalità, gli italiani, forse a differenza della gran parte dei cittadini europei o comunque di altro ambito culturale estraneo al nostro modo di pensare atavico per certi versi, vedono nella separazione un fatto da cui vergognarsi, come un affronto che spesso li spinge a rimediare con atti estremi di violenza. Che cosa si può fare, se non solo sanzionare il fatto? Occorrerebbe rivedere l’intero sistema di ausilio e prevenzione a fatti del genere, alcuni segnali evidenti come violenze verbali e non, minacce ed altro ancora, andrebbero presi in considerazione come segni evidenti che, quel qualcosa, sta trascendendo, si sta per superare un limite che può esser molto pericoloso e che non deve essere sottovalutato. In questo mi rivolgo in primis agli organi istituzionali addetti alla prevenzione e alla sicurezza delle persone, come le forze dell’ordine, valutando l’idea di creare delle sezioni specializzate che, in casi gravi, possano intervenire prima che succeda il peggio, anche in collaborazione con le organizzazioni di volontariato specializzate in queste problematiche, arrivando fino al punto così come accade in alcuni paesi dell’Europa, ad utilizzare lo strumento di cui, da qualche tempo s’inizia a parlare anche nel nostro paese e cioè, la Mediazione familiare.
Proprio su quest’ultimo strumento che a pochi è noto, vorrei soffermarmi per rendere l’idea di che cosa veramente esso sia.
La Mediazione familiare è un modo d’intervenire nel conflitto, quando esso già è in atto e volto al tentativo di riorganizzare il nuovo assetto che si va delineando. Essa mira a far sì che da una situazione di crisi generalizzata, dove tutto si vede crollare, si possa trarre dalle proprie energie l’autodeterminazione ad assumersi la responsabilità di decidere per il futuro, circa il nuovo assetto da dare alla propria vita che, seppur cambiata, avrà almeno come genitore un ruolo non indifferente; insomma, mettercela tutta per ripensarsi come coppia che si separa nel rapporto coniugale, ma non nella funzione e ruolo di genitori. Si tratta insomma di rivedere, attraverso un percorso strutturato e accompagnato da una figura professionale asettica e neutrale, che è quella del mediatore, di come raggiungere con accordi ragionevoli e soddisfacenti, la separazione nel rispetto dei reciproci diritti, nell’essere elastici su alcuni punti degli accordi, come per le modalità delle visite dei figli da parte di uno dei genitori, al di là di quello che ufficialmente è stato dettato nel ricorso, come sull’importo dell’assegni di mantenimento per i figli o del coniuge se dovuto e così, per tutti gli altri punti che siano necessari ad un civile e proficuo nuovo rapporto famigliare. Così facendo si potrebbe ritrovare un nuovo canale di comunicazione che non dovrà mai cessare per il benessere dei figli, ma anche per un dialogo costruttivo che accompagnerà, così, come almeno dovrebbe essere nell’intento, la crescita di tutti dalle macerie di una relazione che è stata e che per forza di cose è cambiata.

Romolo Iovanelli


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