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Cividale città longobarda
Cividale è un comune a sedici chilometri dal capoluogo del Friùli, Udine. Sulle rive del fiume Natisone. È un’antichissima città veneta, di certo precedente il periodo gallico


   Il Tempietto di Santa Maria in Valle


Per la sua assai felice posizione, a cavaliere fra il Norico (una regione compresa fra il Danubio, la Pannonia e le Alpi Carniche) e il mare, divenne un importante centro commerciale. Verso il II secolo a.C. qui si stabilirono i primi mercanti romani che diedero vita alla comunità denominata Forum Iulii, Forogiulio.
452. Invasione degli Unni di Attila. Che portò alla distruzione di Aquileia. Per tale motivo, Forogiulio acquistò una enorme importanza, tanto da venir considerata la prima città della Venezia. Così la nomina Paolo Diacono.

Questo storico longobardo si chiamava in realtà Paolo Varnefrido. Nato a Cividale nel 720-24, era di nobile famiglia. Si fece monaco a Montecassino (Frosinone), monastero dove scrisse sia dei carmi latini che una continuazione della Historia Romana di Eutropio, lo storico latino del IV secolo che scrisse una sintesi di storia romana, il Breviarium ab urbe condita.
Si fermò a lungo ad Aquisgrana, alla corte di Carlo Magno. Visitò diversi monasteri. Scrisse il prototipo di tutte le posteriori cronache vescovili: Gesta Episcoporum Metensium. Nel 786 tornò a Montecassino. Qui iniziò la sua opera più importante: Historia Longobardorum. Un’opera fondamentale che può essere considerata, oltre che opera letteraria non priva di pregi stilistici, uno dei principali scritti di storia medioevale.
568-9. Una data che segna l'avvento dei Longobardi, un popolo di ceppo e lingua germanica. Li chiamarono (forse) i Bizantini, per opporsi ai Franchi. Forogiulio venne elevato a ducato. Ma il suo maggior splendore lo raggiunse sotto la dominazione dei Franchi: divenne la prima città della marca, cioè del territorio di confine, veneto-illirica (Austria longobarda). Fu in questo periodo che assunse il nome di Civitas Austriae, dal quale poi l'italianizzazione di Cividale.
La sua potenza venne distrutta dai barbari ungarici. Quando i patriarchi di Aquileia dominarono la contea del Friùli, la potenza di Cividale ri-comparirà, anche se in modo piuttosto ridotto. Ci furono poi le lotte con Udine che tolsero a Cividale la porta transalpina di Tolmino e pertanto la città venne assorbita da Venezia. Finita sotto Venezia, Cividale si affidò alla stessa. Vivendo, da allora, la vita minore che compete alle cittadine di provincia. Anche se, a dire il vero, la città si era molto arricchita di istituti di insegnamento.
1866. In tale data avvenne la liberazione dopo l'intensa vita irredentista vissuta durante il Risorgimento.
Durante la Prima guerra mondiale, la città ebbe molto a patire per il temporaneo ritorno degli Austriaci, dopo la ritirata di Caporetto degli Italiani, poiché era la sede della II Armata.

Oggi il centro urbano conserva molte tombe delle epoche imperiale e borbonica. Il museo locale custodisce le svariate suppellettili di tali epoche; e del suo passato splendore rimangono oltre a torri, chiese e tombe medioevali, anche preziosi codici, alcuni dei quali particolarmente famosi. Rimangono altresì miniature di squisita fattura. Di epoca più recente sono il cinquecentesco duomo e il celebre ponte del Diavolo, sul fiume Natisone, della stessa epoca, demolito e ri-costruito durante gli eventi bellici del 1917.

Cividale governata e dominata dai Longobardi. Ma chi erano costoro? Le origini di quest’antica popolazione germanica sono avvolte nella leggenda.
Inizi dell'èra cristiana. I Longobardi abitavano le regioni del basso Elba. È qui, dove li vinse Tiberio. Era il 5 d.C. Nella seconda metà del secolo d.C., i Longobardi raggiunsero il medio Danubio. Da tale data fino al secolo V d.C. non si sa più nulla di loro.
510 circa. I Longobardi passarono il Danubio e distrussero il regno degli Eruli. Al tempo di Totila, loro re, i Longobardi si stabilirono in Pannonia. Lottarono poi contro i Gepidi, una popolazione di origine gotica che, nel IV secolo, si era stabilita sulle rive del Tibisco, nella Dacia. Nel 567, i Longobardi li distrussero. Il loro re, Cunimando, fu ucciso da Alboino, il re che aveva guidato la discesa in Italia dei Longobardi. Il quale ne sposò poi la figlia Rosmunda. Alboino conquistò nel 569 Milano e nel 571 Pavia/Ticinum, dove c'era il loro Re. Che era elettivo. Proclamato re d'Italia, Alboino fu assassinato nel 572 in una congiura, a Verona, cui pare non fosse estranea la moglie Rosmunda.
569. In tale data, Alboino invase l'Italia conquistando Milano. In breve, tutta l'Italia settentrionale, fino a Chiusi (Siena), era nelle loro mani. Poi Alboino venne ucciso. Clefi, il suo successore, venne anch'egli assassinato. Il giovane Autari continuò l'avanzata e costituì i ducati di Spoleto e di Benevento. Non riuscì però a battere, in modo definitivo, i Bizantini. Complice anche la disgregazione del governo longobardo che, tolto alle mani del re, venne affidato ai numerosi duchi che comandavano ciascuno per proprio conto. Una anarchia totale, insomma, alla quale Autari contrappose l'avocazione a sé del potere, concentrandolo nelle sue mani e consolidando così il regno. Gli successe Agilulfo. Molte le ribellioni interne, a causa delle quali il re non riuscì a conquistare Roma. È sotto il suo regno che la regina Teodolinda, vedova di Autari, che intanto aveva sposato il cognato Agilulfo, ebbe parte determinante nella conversione degli ariani longobardi al cattolicesimo.
625. Muore Teodolinda. Nel 653 Ariperto, succeduto a Rotari che, con le sue leggi riuscì ad accrescere il potere centrale, vide sotto il suo regno l'arianesimo soppiantato dalla religione cattolica. Alla sua morte ci fu un periodo di aspre lotte protrattesi per lungo tempo, fino a quando Liutprando, nel 712, da quel grande sovrano che era, riuscì a ristabilire l'ordine, continuando tuttavia le lotte con i Greci e i ducati meridionali. Favorevole alla Chiesa, Liutprando le donò territori che costituirono l'inizio del potere temporale del papato.
Più pacifica l'opera di Rachi (744-749). Suo fratello Astolfo riuscì ad occupare i ducati e a stringere dappresso il pontefice cui voleva ritogliere i territori che Liutprando aveva donati. L'ostilità dei Franchi gli impedì di attuare i suoi scopi.
757. Sale al trono Desiderio. Che tenta un accordo con i Franchi. Al comando dei quali c'è, dal 751, Pipino il Breve, cioè la dinastia carolingia. Al figlio di Pipino, Carlo, egli dà in sposa la propria figlia Ermengarda. Poi tenta una nuova spedizione contro Roma. Ma Carlo ripudiò la moglie e, alle porte di Susa vinse il suocero Desiderio. Nel 773. Sconfisse anche suo figlio Adelchi, assediato a Verona.
774. Al regno dei Longobardi si sostituì, in Italia, quello dei Franchi. Soli resistettero, nell'Italia meridionale, i vari ducati. Poi, nel secolo XI, la conquista normanna li assorbirà.

La dominazione longobarda apportò all'Italia, in senso economico, un netto regresso, poiché si tendeva a dare libertà economica ai piccoli centri, senza eccessiva preoccupazione di badare ad un più vasto interesse generale. Oggi possiamo dire che la loro vita economica era assai rozza e semplice.
Anche la loro religione primitiva era legata al culto del germanico Odino, o Wotan, dio supremo creatore degli uomini e del mondo. Era il dio della guerra e della magìa.
Non è proprio il caso di parlare di una cultura longobarda; l'unico loro insigne rappresentante sul quale si abbia una qualche ricchezza di informazioni è Paolo di Warnefrido (Paolo Diacono). Molto scarse le tracce artistiche giunte sino a noi. L'arte longobarda si manifesta principalmente nell'oreficeria varia e fastosa che produce opere di grande equilibrio e di spiccato naturalismo. Notevoli sono i corredi funebri che consistono per lo più in armi, fibule, croci pettorali, spade. Molto diffuse le opere in stucco. Fra esse, le sculture del duomo e della chiesa di San Martino (Teoria di Sante) e del tempietto di Santa Maria in Valle a Cividale del Friùli.

Da quest'anno dunque anche Cividale del Friùli è fra le poco meno mille località che hanno un valore davvero eccezionale; uno dei luoghi riconosciuti fra i più interessanti del mondo. Un grande e prestigioso riconoscimento che la città ha saputo meritare, con la tutela attiva di un patrimonio non imbalsamato che ha potuto e viene di continuo fruito da tutti. Perché evidentemente la coscienza ambientale è entrata nella testa di tutti gli abitanti che hanno saputo capire l'immensa ricchezza in loro possesso e l'hanno amministrata con equilibrio e saggezza, ma anche con le opportune innovazioni. Cittadini che non si sono accontentati di assicurazioni, promesse o garanzie che oggi non hanno alcun senso. Essi hanno investito nei beni culturali, nel patrimonio artistico monumentale con un obbiettivo: tutelare e intervenire con rigore. Una scrupolosità che ha aggiunto bellezza alla bellezza esistente. Sì, perché la storia ci consegna la bellezza; ai cittadini il compito di preservarla. A Cividale la mano dell'uomo ha costituito, e ha preservato, tutta una serie di monumenti longobardi quali gioielli architettonici che l'Unesco ha voluto rendere ancor più nobili con questo prestigioso riconoscimento mondiale.

Ermanno Antonio Uccelli


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