Nato a Sarezzo nel febbraio del 1946 SERGIO ANDREA TAVANA ha vissuto gli anni dell’adolescenza in S. Giovanni di Polaveno. Appena raggiunta l’età iniziò a lavorare come apprendista in Zanano e dopo pochi anni come operaio a Gardone V.T. Fu senz'altro così che iniziò la sua passione per la bicicletta. Infatti, per tornare a casa, ogni sera doveva percorrere una decina di chilometri di cui almeno la metà in una salita da mozzare il fiato.
Amava ricordare come spesso gli capitasse di partire contemporaneamente al pullman di linea e di arrivare in paese per primo.
Con una bicicletta rimediata partecipò a qualche gara con piazzamenti discreti. Con la sua struttura fisica, la sua volontà e l’immensa passione avrebbe potuto essere un buon corridore, ma, non poteva fare di più. Spesso, in sostituzione degli allenamenti, dopo la giornata in fabbrica l’attendeva il lavoro nei campi.
Alcuni amici raccontano come qualche pomeriggio, di domenica, abbandonate le bici dietro la siepe, dessero manforte a Sergio nella raccolta del fieno affinché potesse liberarsi prima per la pedalata in compagnia. Era bello allora impegnarsi sulla strada del Maniva, oppure, salendo per Lodrino e le Coste di S. Eusebio, ritornare a casa passando per Barghe e Brione.
Era senz'altro bello arrivare sfinito e soddisfatto perchè ogni volta era una gara di resistenza con se stesso, più che con gli altri, ma non bastava. Soffrì sempre per non aver potuto continuare gli studi e la sera seguiva con impegno e profitto un corso per corrispondenza.
Intanto maturava in lui l’idea di realizzarsi in modo più completo.
A soli 22 anni praticamente solo e partendo da zero iniziava un lavoro in proprio per la lavorazione di calci per armi.
Eravamo nel 1968 e diceva: "Per realizzare a pieno quanto mi prefiggo, mi ci vogliono almeno 10 anni di sacrifici...".
E sono stati anni duri, di totale dedizione al lavoro, nei quali si accontentava di sport in televisione e di rare e brevi uscite in bicicletta per non essere troppo stanco il giorno dopo.
Ha letteralmente "creato" più di quanto lui stesso non osasse sperare. Erano passati solo nove anni ed era giunto il momento di cogliere il frutto di tanti sacrifici ma, non doveva essere così. Il 15 giugno 1977 a 31 anni si spegneva colpito da un male incurabile.
Per noi che, senza merito alcuno siamo rimasti, niente rimane che ci possa aiutare a capire il perchè della sua fine.
Abbiamo voluto questo trofeo per ricordare la sua figura di uomo, per incoraggiare i giovani che possono, a praticare il ciclismo che lui tanto amava e affinché mai, i suoi due bambini dimentichino, di aver avuto un grande papà. (g.m.t.)