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venerdì 29 marzo 2024 | 00:50
 Edizione del 23/04/2018
 
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GOCCE DI STORIA
ricerche e proposte di tradizioni e cultura locale a cura di Ados Fiordeo Sedaboni
Leggi l'articolo completo in forma testuale ( clicca qui )



GOCCE DI STORIA
( VERSIONE TESTUALE )

LE FAMIGLIE DI PEZZAZE
1782-1797
Negli ultimi lustri del Settecento, sfogliando il registro dei battezzati della parrocchia di Pezzaze, si incontrano molti soprannomi, che accompagnano i cognomi di alcuni originari. Senza pretendere di voler esaurire i nomi di tutte le varie famiglie in un semplice elenco, è opportuno ricordare di seguito le persone e/o gruppi famigliari, citati nelle carte della fine del secolo XVIII.
Gabrieli Bordignolo; Piardi Mafinino; Piardi Bonacini; Piardi Focolo ; Gabrieli Zampidri ; Bontacchio Turinì ; Bontacchio Smario ; Piardi Bonasi; Bregoli Finchial; Bregoli Catelot; Gabrieli ludovinchi (di Stravignino); Gabrieli Pedrali; Bontacchio Cimarolo; Gabrieli Francesco Stipite dei Gabrielini; Antonio Piardi detto piardelli Stipite dei Piardelli; Bregoli Bonetto; Bontacchio Matiolino; Bregoli Bettino Stipite Botamì; BregoliRocco; Piardi Catanì; Sedaboni Michelotto, Bregoli detti Nobis; Rossi Pasinet o Pasì; Calzini Stipite Betia; Bernardelli Contrì; Fada Carotì ; Bregoli Capilì, Piardi Rizzi.

PER IL FURTO DI DUE MULE
1785 luglio 11
Carlo Ferrari, trentino abitante in Pezzaze, di professione “cavallaro”, e Benedetto Tassi “carbonaio”, tutti e due al servizio del signor Carlo Gabrieli il primo agosto 1785 attestano che il giorno 11 Luglio precedente si trovavano nel luogo detto “la calchera” a Fraine, con quattro “bestie muline” per caricare carbone,quando all’improvviso è arrivato armato il signor Martino Panegada di Fraine in compagnia di altre otto persone “tutte armate” che “senza alcun attogiuridico”, hanno sottratto loro “due mule”. Queste persone hanno poi giustificato il loro atto di forza dicendo che le bestie erano di proprietà del signor Giovanni Fada, il quale era in debito nei confronti di Martino Panegada a causa di una partita di “legne” acquistate sin dall’anno 1783 e mai pagate.

ALCUNI OMICIDI
1785 luglio 24-1792, agosto 5
Domenico Brentana, figlio di Antonio, originario di Bovegno, viene “ucciso nell’Osteria” il 24 luglio 1785 e riceve sepoltura il giorno seguente.
Il 2 marzo 1786 viene registrata dal rettore di lavone don Paolo Boniotti la seguente nota: “Bartolo Pazetti di Magno passò questa notte da questa vita già interfetto, munito però de SS.Sacramenti.
Sotto la data del 10 agosto dell’anno 1788 si legge: “Giovan Maria Chinco d’Inzino, ieri interfetto, passò da questa vita”.
Pietro figlio di Giovanni Facchini di Savenone,” cintrada di questa Comunità”, viene ucciso il 5 agosto 1792 “nella contrada della Jale”.

L’ONESTÀ I ANGELO GLISENTI
1787 agosto 24
Come attesta don Francesco Salvi, arciprete di Pezzaze, Angelo fu Battista Glisenti, parrocchiano di Pezzaze che ha due figli piccoli, “povero senza alcun palmo di terra, e sempre stato, ed è di boni christiani costumi, ne mai è stato in criminale, ne mai dato alcun disaggio, ne danno alla roba altrui”. Evidentemente il Glisenti era inquisito e don Salvi lo scagiona totalmente.

I TRE MULINI E I DUE FORNI FUSORI
DEL TERRITORIO DI PEZZAZE
1789 aprile 15
Antonio di Antonio Piardi, “Console Delegato”, confema con giuramento la nota degli edifici esistenti nella “Terra, e Comunità” di Pezzaze, comprendenti tre mulini di proprietà comunale, dotati di due ruote ciascuno. Il primo “detto Mondaro” (evidentemente dal nome della località in cui sorge), è affidato a Bartolomeo Bontacchio e “scarseggia in tempo estivo d’acqua e l’inverno per li giaccj resta in remora”, mentre il secondo detto “di mezzo”. È affidato a Ventura e fratello Calcini ed “ha l’acqua perenne, ma solamente l’inverno per li gisccj resta in qualce remora”, come avviene per il mulino posto a “nella contrada di Lavone “, affittato a Giuseppe Rchiedei. Due sono i forni “ da colare vena” , entrambi di proprietà “ di diversi compartecipj”, tra i quali- con riferimento al primo-il signor Gian Battista Bordogni; il secondo, chiamato Robecco, è nella contrada di Lavone ed ha tra i “ compartecipi” il signor Michele Belli; di ciascuno si specifica che ha un “edifizio si da terra


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