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 Edizione del 15/05/2019
 
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DON GIORDANO NELLA MEMORIA
In memoria di don Giordano Bettenzana, compianto parroco di Magno di Gardone Valtrompia (1987-1995)
Leggi l'articolo completo in forma testuale ( clicca qui )



DON GIORDANO NELLA MEMORIA
( VERSIONE TESTUALE )

Il 4 febbraio 2019, dopo una lunga e dolorosa malattia dovuta ad un tumore, ha chiuso i suoi giorni terreni don Giordano Bettanzana, da tutti rimpianto.
Nato a Gussago il 31 ottobre 1955, dopo gli studi in seminario insieme a don Marco Bianchi di Collio e don Ezio Bosetti di Gardone V. T., è stato ordinato sacerdote nella cattedrale di Brescia dal vescovo Luigi Morstabilini il 14 giugno 1980; era della Parrocchia di Ronco di Gussago. Il suo primo incarico a Palazzolo Sacro Cuore, dal 1980 al 1982, come vicario cooperatore e poi, con le stesse incombenze, a Cazzago S. Martino, per un triennio circa.
A 32 anni è stato nominato parroco di S. Martino di Magno, dove ha iniziato il suo apostolato il 10 ottobre 1987.
Verso la fine del 1995, a causa di una malattia nervosa, dovuta alla depressione, è stato trasferito a Padergnone, frazione del Comune di Rodengo Saiano, come sacerdote «aggiunto», ossia collaboratore, fino al 1997, anno in cui è passato come presbiterio collaboratore a Saiano, fino al 2004, essendo quindi nominato nel medesimo anno amministratore parrocchiale di Cizzago, nella Bassa Occidentale dell'Oglio, e dal 2006 come parroco di Cizzago, fino alla sua scomparsa prematura.
Facendo riferimento specificamente al suo ministero sacerdotale a Magno, è da rilevare che il caro don Giordano ha voluto bene a tutti e da tutti, compresi coloro che non frequentavano la chiesa, era benvoluto, soprattutto per il suo carattere gioioso, aperto, rasserenante, semplice, ma non sempliciotto, sempre disponibile e affabile.
Le sue opere spirituali sono note al Signore.
Ma tutti ricordano le sue visite agli ammalati, ai sofferenti, alle persone sole, con squisita sensibilità.
Amava stare in compagnia nelle case, magari mangiando un boccone coi familiari.
Importanti sono le opere che è riuscito a portare a termine nel corso dei suoi otto anni di parrocchiato.
Anzitutto il restauro della cadente canonica seicentesca, che era abbandonata dal 1972, ultimo anno del parrocchiato di don Antonio Olivari (nostro “buon pastore” dal 1950).
Nello spazioso e alto sottotetto è stato ricavato l'appartamento delle suore, da 7 anni occupato dal parroco e dal vicario cooperatore; a pianterreno – dove per 400 anni c'era l'archivio e lo «studio» dei sacerdoti, che vi accoglievano in udienza i fedeli – si è creata la cappella iemale ossia invernale; è stato risanato anche il grande salone del primo piano con le stanze adiacenti, che un tempo erano le camere del parroco e dei suoi familiari; risanati anche gli spazi a pianterreno, compresa la cantina; nuovo l'impianto di riscaldamento, nuovi gli infissi ed i servizi igienici; recuperati i vecchi coppi del grande tetto antico.
A questa impresa è seguita quella del nuovo bel sagrato della chiesa parrocchiale, realizzato in acciottolato, con una elegante «guida» dotata di angioletti, che conduce al portale maggiore.
Non sono mancate alcune migliorie all'oratorio ed al campo sportivo, a favore della gioventù.
Al 1992 risale l'accurato restauro della pala dell'altare maggiore della chiesa parrocchiale, riproducente «San Martino che resuscita un fanciullo», olio su tela firmato dal valido pittore Pompeo Ghitti di Marone (1631-1704), quadro della maturità dell'artista, dipinto intorno al 1679, data segnata sull'altra pala pure restaurata, quella dell'altare di destra, detto del Sacro Cuore, firmata dallo stesso Ghitti e raffigurante la «Madonna col Bambino in gloria, S. Pietro martire e S. Antonio di Padova»; i due interventi di recupero, che hanno ridonato visibilità alle cromie e rimosso le ridipinture, sono stati effettuati dal gardonese Adriano Ansaldi, che si era diplomato presso la Scuola Regionale di restauro di Botticino.
Realizzandosi la nuova cappella del cimitero, in sostituzione di quella demolita del primo '800 che sorgeva tra le due tombe di famiglia dei Sabatti e dei Tanfogio, a sinistra e a destra rispetto alla scala centrale, don Giordano consigliò l'Amministrazione Comunale di Gardone Valtrompia circa la decorosa sistemazione interna e la tipologia stilistica dell'altare marmoreo.
Memorabile la festa della benedizione della cappella stessa, con la traslazione della salma di don Angelo Bregoli di Pezzaze, parroco di Magno dal 1904 al 1950, scomparso nel 1956, già posta in un loculo della nuova campata di destra del camposanto.
Don Giordano amava la liturgia e per il culto divino ha voluto far restaurare la pianeta, il piviale ed il velo omerale bianchi, solenni, a fiori, con fili d'oro e d'argento, i più preziosi della parrocchia (insieme alle due tunicelle simili), il cui disegno è tardo settecentesco.
Amava la musica e spesso suonava l'organo, che avrebbe voluto rimettere in ordine.
Di grande merito l'aver ripristinato la devozione verso san Bartolomeo apostolo, venerato nell'alpestre santuario settecentesco che dall'alto domina la Valtrompia centrale, devozione abbandonata da oltre 20 anni; don Giordano tornò a celebrarvi la messa solenne nel giorno della ricorrenza del santo, seguita da canti popolari e giochi festosi.

Unanime il rimpianto, unanime il grazie per le sue opere che ha promosso e portato a termine in pochi anni, con la collaborazione di molti.
Significativa la frase che ha scelto iniziando il suo servizio pastorale a Magno, come dalla immaginetta: «Il Signore mi ha scelto per portare ai poveri la notizia della loro salvezza».
Don Giordano è stato fedele a questo mandato e merita grande riconoscenza da parte di tutti.

Carlo Sabatti


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