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sabato 18 maggio 2024 | 11:08
 Nr.25 del 12/11/2007
 
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VALTROMPIA NELLA STORIA: I CONTENUTI DEL VOLUME



  



   Fabio Ferraglio, Presidente della Comunità Montana di Valtrompia



  


LA VALTROMPIA DALLA PREISTORIA ALL’ALTO MEDIOEVO
Clara Stella


Il saggio si propone di offrire un quadro storico archeologico delle Valli Trompia e Gobbia, dalla preistoria alla prima età altomedievale. La lettura avviene sulla base dei rinvenimenti effettuati in maniera per lo più fortuita o in seguito a sbancamenti del terreno per lavori edilizi o mediante ricerche di superficie. Purtroppo la mancanza di un’organica campagna di scavo limita la conoscenza di queste zone, che risultano peraltro non estranee alla cultura delle varie popolazioni che si sono succedute nel resto della provincia di Brescia e nell’Italia settentrionale, dai Liguri ai Celti, ai Romani.

AQUA SALSA: ARCHEOLOGIA DI UN ACQUEDOTTO ROMANO
Gianni Botturi, Remo Pareccini


Cenni sull’archeologia della Val Trompia e della Valle del Garza.
Topografia aggiornata dell’acquedotto romano della Val Trompia (Acqua Salsa) e dell’Acquedotto di Cogozzo di Villa Carcina
Rilevanze archeologiche lungo il tracciato degli acquedotti (approvvigionamento idrico alla villa romana di Mompiano, i mosaici della villa romana di Cogozzo)
Un approfondimento arricchito da un ampio supporto iconografico, costituito da ortofoto del percorso e da altre immagini e disegni rilevanti.

LA VALTROMPIA NEL MEDIOEVO: STORIA DI UN’AUTONOMIA IMPOSSIBILE
Angelo Baronio


Valle aperta, come testimoniano le fonti archeologiche che indicano stretti contatti non soltanto con Brescia e la pianura, ma anche con le valli vicine ed i territori del Trentino e d’oltralpe, la val Trompia fu ben presto sottomessa dai Romani. Il suo territorio fu posto sotto stretto controllo del municipio cittadino e la sua popolazione divenne bacino di reclutamento militare per l’esercito di Roma.
I Triumplini condivisero, dunque, dai primi decenni del I secolo d. C. la stessa sorte toccata agli altri abitanti delle valli alpine. Tuttavia, occorre sottolineare che la conquista e lo stretto controllo che i romani organizzarono in valle fu dettato soprattutto dalla presenza di ricchi giacimenti di minerale ferroso, attivi già prima della conquista romana e sfruttati intensamente in periodo tardo antico, come dimostrano i resti di forni fusori e di scarti di fusione scoperti in alta valle; strutture capaci di generare ricchezza a beneficio dell’intera comunità valligiana, testimoniata dalla presenza di alcune imponenti ville, dislocate nella zona della bassa valle e lungo il tragitto che dalla valle del Garza conduceva in val Sabbia e sulle rive occidentali del lago di Garda.
Ai giacimenti dell’alta valle dovettero guardare con attenzione le stesse popolazioni barbare ed i particolare i Longobardi, la cui presenza è documentata esclusivamente in insediamenti della bassa e media valle, segnalando così la possibilità che la loro conquista abbia obbedito ad un criterio particolare, quello di sfruttare l’abilità delle maestranze locali, preferendo porre sotto controllo le vie di transito, lungo le quali si svolgeva l’attività di commercio del materiale estratto e dei manufatti prodotti.
Analogo interesse dimostrarono gli imperatori carolingi sulla scia delle decisioni di Carlo Magno, il quale individuò nei grandi monasteri franchi e longobardi gli strumenti per mettere sotto controllo i nodi strategici del regno d’Italia e in particolare le valli, compresa la val Trompia, porta aperta da nord sulla città e la pianura meridionale, nonché area di particolare valore strategico per gli insediamenti minerari, subito messi sotto controllo anche mediante le corti del monastero imperiale bresciano di San Salvatore-Santa Giulia e mediante le iniziative messe in atto dal vescovo Ramperto con l’istituzione del monastero cittadino dei Santi Faustino e Giovita, dotato di un cospicuo patrimonio costituito da vaste proprietà in val Trompia cedute alla nuova istituzione proprio dal vescovo Ramperto nella prima metà del IX secolo.
Alla stessa realtà della valle guardano anche i successivi vescovi bresciani nella loro qualità di soggetti politici, come nel caso di Olderico investito dall’imperatore nella prima metà dell’XI secolo di ampie prerogative pubbliche tra l’altro anche di beni e diritti in val Trompia, lungo il Mella.
Ma anche il comune di Brescia fin dal suo primo apparire sulla scena cittadina tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, si dimostra interessato ad allargare il suo controllo sul contado e in particolare sulle valli e prima fra tutte sulla val Trompia, nei cui territori alle pendici occidentali del monte Palosso realizza una vasta area di utilizzo comune. Tuttavia, essa diviene ben presto oggetto di appetiti e spartizioni fra le fazioni che agitano la vita del comune cittadino dopo i trionfi sul Barbarossa, gran parte dei cui esponenti vanta vaste proprietà in valle. Alcune di queste, come i Gonfalonieri, titolari in alta valle di cospicui proprietà e diritti ricevuti in feudo dal vescovo, sono presto soppiantate da famiglie cresciute con i proventi dell’attività estrattiva e di trasformazione del minerale e della commercializzazione dei manufatti, ma anche, occorre sottolineare, interessati a costruire un proprio autonomo controllo sul distretto minerario dell’alta valle.
Vi si oppone il comune cittadino, interessato ad estendere il proprio regime fiscale su tutte le attività degli operatori del contado e in particolare di quelle con significativo valore aggiunto della val Trompia settentrionale. Il cui controllo in età signorile finisce nelle mani di podestà locali, designati dal potere cittadino, generando così titolari di estesi feudi in valle che legano la propria sorte alle fazioni cittadine, protagoniste dello scontro tra Scaligeri e Visconti, impegnati a realizzare uno stato regionale nel cuore della pianura Padana.
L’esito di tale scontro porterà alla costruzione dell’egemonia della Serenissima e al disciplinamento, con il suo complesso assetto di governo, dell’intero territorio bresciano, compresa la val Trompia.

LA LUNGA STAGIONE DELLE PIEVI
Gianmarco Cossandi


In questi ultimi anni si è verificata una ripresa degli studi relativi all’organizzazione delle pievi e della loro articolazione sul territorio, che hanno portato ad una riconsiderazione accurata e complessiva della “questione pievana” non limitata soltanto all’ambito storico-giuridico. Inserendosi in questo panorama storiografico, il presente contribuito, abbracciando un’ampia forbice temporale che va dal V al XVI secolo, tenta di ricostruire e descrivere la rete delle pievi creatasi nell’alto medioevo nel territorio della Valtrompia e conservatasi fino all’affermazione del modello parrocchiale avvenuta in seguito al Concilio di Trento.
La strutturazione del sistema ecclesiastico di base risale alla prima fase di evangelizzazione delle campagne, avvenuta sotto la forte spinta dei vescovi Filastrio e Gaudenzio, che si concretizzò nella creazione delle chiese battesimali. Un significativo e organico cambiamento all’organizzazione ecclesiastica venne portato, tra VIII e IX secolo, dai Carolingi, i quali estesero anche all’Italia padana l’ordinamento pievano, basato sulla suddivisione del territorio rurale in zone dai confini ben definiti, controllate da una pieve, retta da un arciprete, a cui erano soggetti tutti gli abitanti che risiedevano all’interno dei suoi limiti territoriali. Elemento chiave per la creazione di un assetto territoriale ecclesiastico basato sulle circoscrizioni pievane fu la progressiva e problematica introduzione del duplice obbligo per i fedeli di ricevere il battesimo e i sacramenti principali nella pieve di riferimento e di versare la tassa della decima.
L’ordinamento pievano trova puntuali riscontri nella documentazione relativa alla Valtrompia, dove, tra XII e XIII secolo, emergono le pievi di Bovegno, Inzino, Lumezzane, Nave e Concesio.
L’analisi condotta permette di riconoscere le peculiarità del caso della Valtrompia, dove la rete territoriale delle pievi ha dimostrato una notevole forza di persistenza. La disgregazione delle pievi valtrumpline, infatti, pur con la proliferazione al suo interno delle parrocchie, fu lenta e talvolta incompleta: l’avere aggregato per molto tempo un vasto territorio ben delimitato da precisi confini, allo scopo di inquadrare da un punto di vista religioso e civile i fedeli e nel contempo di favorire una consistente riscossione fiscale, permise all’antica struttura pievana di continuare a esistere molto a lungo.

STATUTI, ORDINAMENTI E PROVVISIONI (SECOLI XIV-XVIII)
Vincenzo Rizzinelli


Un’indagine sugli statuti di valle, raccolte di norme derivanti da precedenti consuetudini che regolarono nei i secoli la vita sociale, economica e istituzionale della valle.
Le fonti statutarie della Valle Trompia analizzate attraverso una presentazione breve delle fonti a livello tecnico ed illustrazione o meglio individuazione di possibili chiavi di lettura dei contenuti, con particolare riguardo all’aspetto istituzionale (governi dei comuni, governo di valle, aspetti comuni a più realtà, peculiarità…)

LA VALTROMPIA NEL ‘500
Carlo Sabatti


Un excursus attraverso Cinquecento in Valtrompia presentato attraverso gli eventi e i fatti salienti che ne hanno caratterizzato la storia politico-economica, culturale e religiosa.
Un saggio arricchito da approfondimenti su temi di notevole interesse per una storia della vita religioso-culturale della valle: dalla famiglia di editori-stampatori Fracassini che - dal 1502 al 1538, a Collio - stabilirono un’eccezionale bottega di stampa, capace di gestire “un contenuto ma interessante, traffico commerciale di libri”, alla descrizione della ricca biblioteca raccolta da un notaio umanista a Polaveno, a un efficace focus sui movimenti religiosi eterodossi che animarono il territorio durante il XVI secolo.

QUESTO È IL PROCESSO DI BENVEGNUDA DITTA ‘PINZINELLA’, STRIGA QUAL FO’ BRUSATA
Leonardo Peli


Un focus sulle vicende giudiziarie che portarono Benvegnuda ditta 'Pinzinella' sul rogo, una descrizione degli aspetti procedurali di un’indagine condotta dall’Inquisizione, per conoscere e approndire l'atteggiamento tenuto da inquisiti e inquisitori nei processi per stregoneria.

DAL SEICENTO ALL’OTTOCENTO
Vittorio Nichilo


Sono secoli importanti perchè ci hanno consegnato, con una lunga gestazione, la valle così come oggi è e la si vive. Detto questo rimane il problema comune a chiunque debba trattare in poche o tante pagine l’evoluzione di un’area ben definita ed estesa come, per l’appunto la Valtrompia.
Come fare a non ridurre il tutto ad una sfilata di nomi che oggi non dicono più nulla ma che all’epoca furono persone con idee e passioni, non di rado in contrasto feroce? Come rendere infine il legame sottile ma tenace tra le vicende dei singoli comuni e quelle provinciali e nazionali, tra storia locale e storia generale?
Si è deciso di adottare uno schema identico secolo per secolo ovvero una breve premessa che illustri per grandi linee eventi di rilievo a Brescia ed in Italia, utili a capire quelli valtrumplini. Si è poi suddiviso ogni secolo in eventi di tipo economico – sociale, religioso e culturale, aprendo, di tanto in tanto delle parentesi su argomenti che richiedessero una, concisa, precisazione. Il lettore non troverà così un elenco di paesi e nomi ma la ricostruzione di eventi e di come questi hanno visto partecipi persone e comunità, seguendo uno schema che cerca di evidenziare la continuità ed il cambiamento che, per gradi, costruisce la storia e costruisce poi quello che è il nostro presente

I FERAIJ DI GARDONE VAL TROMPIA
Carlo Rizzini


Il contributo pone particolare attenzione all’analisi delle fonti riguardo alla vicenda Feraij, banditi di Gardone V.T., come elemento rilevante, e per vari aspetti unico, per durata temporale e per la mancata soluzione giudiziaria finale, soprattutto in rapporto alla inadeguatezza del nascente sistema poliziesco-giudiziario nella Repubblica Veneta, all’inizio del Seicento in valle e più in generale nel territorio bresciano.

UNA VALLE IMPEGNATA NELLA SFIDA DELLA MODERNIZZAZIONE (1900-1918)
Elena Pala


La memoria del passato - custodita tra le carte d’archivio - lavora nel silenzio senza mai apparire, ma lavora per diventare voce narrante appena le circostanze dell’esistenza lo chiedano, annodando le trame dei ricordi che salvano dall’oblio un vissuto di piccole-grandi cose.
Così accade per i documenti alla base di questo saggio che mira a tratteggiare una storia della Valtrompia agli albori del Novecento, la storia di una valle sospesa tra miseria, emigrazione e sviluppo, tra scarpe risuolate e stivali che brillano, modesta, indaffarata, fatta di traffici minuti e industrie, una valle che esce dall’Ottocento e lentamente cresce, progredisce, si modernizza, per poi mettersi in gioco alla roulette dei cannoni. Un mondo di maiuscole – Re e Patria – che finirà schiantato tra il 1915 ed il 1918 da una piccola parola con la “g” minuscola: guerra, passata tuttavia alla storia come la Grande Guerra.


DALLA FINE DELLA GRANDE GUERRA ALLA RESISTENZA (1918-1945)
Santo Peli


Le convulsioni e le tensioni sociali che caratterizzano la società italiana dopo la Grande Guerra sono, in Valtrompia, di particolare intensità. La forte concentrazione di industrie metallurgiche e meccaniche rende ovviamente più drammatica che altrove la crisi connessa alla fine della produzione di guerra e alla grande crisi economica del ’20-’21. L’avvento del fascismo e l’affermarsi del regime coincidono con la quasi completa estinzione, particolarmente evidente dalla seconda metà degli anni ’20, di tradizioni di lotta e di organizzazione operaia particolarmente radicate. La ripresa parziale dell’economia locale avviene soprattutto in relazione con il dispiegarsi della politica di conquiste intrapresa dal fascismo a metà degli anni Trenta, che quasi senza soluzioni di continuità si trascina fino alla tragedia della seconda guerra mondiale; bisognerà attendere gli ultimi due anni di guerra per assistere ad una ripresa di protagonismo operaio e ad una rinascita di culture politiche e di slanci ideali che il fascismo aveva in buona parte sradicato, e che acquisteranno faticosamente rilievo grazie alla guerra partigiana.

LE AMMINISTRAZIONI LOCALI DOPO LA LIBERAZIONE (1945-1948)
Lionello Anelli


Eccettuata la nobile e tempestosa parentesi dei CLN, le nuove élites politiche designate dal voto popolare del 1946 devono governate con una “macchina burocratica ed amministrativa” sostanzialmente vecchia ed immutata nei suoi quadri così come vecchie sono le regole che governano la vita degli enti locali. I gravi problemi sociali unitamente alle scarse disponibilità finanziarie dei bilanci locali assillano costantemente le municipalità che comunque riescono a dispiegare, grazie anche a tutta una serie di finanziamenti statali e leggi ad hoc, la politica della ricostruzione: interessante è rilevare come nel triennio 1945-1948 in Valle Trompia ben 43 milioni di lire vengono spesi dalle amministrazioni locali per la costruzione e ristrutturazioni di edifici scolastici seguiti dagli interventi sulla costruzione e ripristino delle reti idriche pubbliche. Dati se vogliamo grossolani, ma che indicano una tendenza. La vera novità è costituita dai partiti politici che riapparsi al proscenio della vita pubblica tendono ora a configurarsi come una nuove élite, ma in questo processo di affermazione, ancora in gestazione nel periodo preso in esame, risulta inevitabile lo scontro con i forti poteri statali: in forma non ufficiale le amministrazioni valligiane aspettano il varo della Costituzione come inizio di una vera e propria ridefinizione di poteri tra centro e periferia.


DAL DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI
Sandro Fontana


Il saggio affronta la storia della Valtrompia attraverso la sua storia locale, chiave di interpretazione di un percorso nel quale confluiscono gli aspetti legati alla storia sociale, economica, culturale e religiosa di tutta la comunità.
Una storia totale, dunque, attraverso la quale si è formata una popolazione particolare, che ha saputo generare uno sviluppo complessivo che per estensione, rapidità e intensità non ha precedenti in nessun altra storia italiana, europea o addirittura mondiale.
Un’identità che rappresenta un fenomeno unico e irripetibile intorno alla quale, nel secondo dopoguerra, si verificano le condizioni per la maturazione quando la politica degasperiana - attraverso la liberalizzazione degli scambi - offre alla comunità della Valtrompia la grande occasione di conquistare l’intero mercato europeo come fosse un mercato domestico.

FONDO FAPPANI-ZAMPEDRI DELLA FONDAZIONE CIVILTÀ BRESCIANA
Vittorio Nichilo


Preceduto da una breve panoramica che illustra il passato e il presente della storiografia sulla Valtrompia, un ricordo di Luigi Zampedri e del suo incompiuto progetto di storia della valle, progetto che con quest’opera idealmente giunge a compimento.




“Valtrompia nella Storia”

Da dicembre in distribuzione il secondo tomo dell’opera in quattro volumi sulla Valtrompia, inaugurata con grande successo, nel 2006, con “Valtrompia nell’Arte”


Si tratta di un’opera voluta e realizzata da Lions Club Valtrompia con la collaborazione della Comunità Montana di Valle Trompia e il contributo di BCC – Banca della Valtrompia, edita da La Compagnia della Stampa - Massetti Rodella Editori e Fondazione Civiltà Bresciana.

“Valtrompia nella Storia” è il secondo volume di una monumentale collana che si occupa con rigore e passione dell’articolato patrimonio storico-culturale ed economico della Val Trompia, “Valtrompia nella Storia” è un excursus attraverso una complessa storia millenaria.

Un volume corale: voci che si intersecano e si incontrano per restituire echi e memorie della valle, della sua gente e dell’evoluzione ha dato vita alla Valtrompia che oggi noi conosciamo.

Un testo corposo, arricchito da un apparato iconografico ragionato che accompagna il lettore dalla Preistoria fino ai giorni nostri, che è insieme sinergia tra ampi panorami sui processi storici e specifici studi sulle fonti, istantanea dei diversi approcci storiografici che animano l’attuale ricerca - locale e non - e suggestione per un ulteriore sviluppo dei temi affrontati e proposti.

Numerosi gli autori che hanno collaborato per dar vita all’opera, con la supervisione di Mons. Antonio Fappani e il coordinamento di Francesca Bossini e Massimo Galeri: Lionello Anelli, Angelo Baronio, Gianni Botturi, Gian Marco Cossandi, Sandro Fontana, Vittorio Nichilo, Elena Pala, Remo Pareccini, Leonardo Peli, Santo Peli, Vincenzo Rizzinelli, Carlo Rizzini, Carlo Sabatti, Clara Stella.

“Valtrompia nella Storia” sarà presentato al pubblico il prossimo 30 novembre.

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Per informazioni:

Lions Club Valtrompia
Virginio Novali
Tel. 030 833493 - Fax 030 832033
e-mail: virginio.novali@mecnova.it

Comunità Montana di Valle Trompia
Graziella Pedretti
Tel. 030 8337424
e-mail: cultura@cm.valletrompia.it





LIONS CLUB VALTROMPIA
PER LA “STORIA DELLA VALTROMPIA”


Il Lions Club Valtrompia nell’annata precedente si era assunto l’onere e l’onore di realizzare la collana editoriale della “STORIA DELLA VALTROMPIA” divisa in 4 volumi che rappresenta la prima ed organica pubblicazione interessante tutto il vasto territorio della nostra valle.
Dopo la pubblicazione del primo pregevole volume “LA VALTROMPIA NELL’ARTE” che ha riscosso notevole successo viene ora dato alle stampe il secondo volume “LA VALTROMPIA NELLA STORIA” ponderosa e complessa opera che ripercorre la storia della nostra valle dalle sue origini sino ai nostri giorni.
I tredici saggisti che hanno contribuito alla sua realizzazione hanno saputo condensare in questo volume i più significativi passaggi storici della Valtrompia arricchendoli con fotografie e documentazione dell’epoca.
Continua, pertanto, anche quest’anno l’impegno del Lions Club Valtrompia per presentare ai propri concittadini un’opera complessa ed articolata ma allo stesso tempo utile ed indispensabile per tutti coloro che vorranno conoscere il meraviglioso viaggio dell’uomo valtrumplino nella sua storia.
Questo volume, come il precedente, arricchirà i lettori, gli studenti, gli enti e gli studiosi della materia, di un capitolo importante e forse poco conosciuto ma che vale sicuramente la pena di esplorare.
Gli autori del secondo volume sono stati scelti per la loro specifica preparazione in materia, per la diretta conoscenza dei luoghi valtrumplini e per l’amore per la storia che sicuramente alberga in ognuno di loro.
Decisiva e proficua la collaborazione con la Comunità Montana che il Lions Club ringrazia anche per il contributo economico per l’intera collana.
Questo secondo volume, come il precedente, è stato realizzato con la supervisione di Don Fappani che ringrazio e la sua “Fondazione Civiltà Bresciana” che costituisce sicuramente l’autorità indiscussa della storiografia bresciana dell’ultimo trentennio.
Un sentito ringraziamento alla coordinatrice dell’opera Dr.ssa Francesca Bossini che con professionalità e dedizione ha saputo accompagnarci in questa avventura storico-culturale in sinergia con gli autori cui va il nostro plauso per l’impegno profuso unitamente alla Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori che curerà la pubblicazione dell’opera.
Ringrazio pure i Lions Pierangelo Pedersoli, Roberto Benevenia, Ferdinando Paterlini, Virginio Novali e Bruno Bossini che con il loro stimolante impegno hanno contribuito alla realizzazione dell’opera nonché lo sponsor ufficiale BCC della Valtrompia che ci ha garantito il sostegno per l’intera collana editoriale e alla Provincia di Brescia per la fattiva collaborazione.
Un ringraziamento particolare, infine, per i nostri lettori che con l’acquisto del primo volume hanno stimolato e spronato il Lions Club Valtrompia a dedicare anche a questo tomo il maggior impegno possibile e che mi auguro continuerà nella prossima annata con la pubblicazione del terzo volume dedicato alla “VALTROMPIA NELL’ECONOMIA”.

Il Presidente del Lions Club Valtrompia
Dario Allocco



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