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 Nr.27 del 26/11/2007
 
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Brescia, nuova Chinatow
Non è più un rischio, ma è realtà, confermata dai dati della Camera di commercio di Milano per il terzo trimestre 2007, dai quali si rileva che nella sola città della Leonessa, rispetto al 2005, si registra un incremento del 700 per cento delle attività legate al terziario


   Stefano Saglia



   Gianmarco Quadrini


È questa una percentuale nella quale sono compresi il 31,3% di alberghi e ristoranti, il 14,9% di commercio al dettaglio e ingrosso, ed il 60 per cento di altre imprese. Del fenomeno se ne sono accorti, dopo le numerose ispezioni e denunce delle forze dell'ordine che scoprono laboratori clandestini un varie parte della città e della provincia, esponenti dei An e dell'Udc come l’onorevole Stefano Saglia (An) e il capogruppo Udc in Regione Gianmarco Quadrini i quali hanno riscontri nell'esposto dell’associazione Brescia In alla Procura della Repubblica, inviato anche a prefetto, sindaco, questore, comandanti della Guardia di finanza e dei Carabinieri. I due esponenti politici si chiedono da dove provengano le ingenti somme necessarie per aprire tante attività commerciali "fotocopia", una accanto all’altra, con titolari che neanche parlano italiano. C’è il sospetto che siano negozi di copertura.
L'on. Stefano Saglia, alla sua seconda legislatura, ha voluto interrogare i ministri dell’Interno, Giuliano Amato, e dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, per sapere quali siano in materia gli indirizzi politico - economici del Governo che ha ottenuto la fiducia del Senato della Repubblica alla sua Finanziaria per il 2008. Saglia condivide le preoccupazioni dei cittadini ed auspica controlli sugli aspetti contributivi e fiscali e sulla provenienza del denaro per l’apertura e l’acquisizione di attività commerciali. Il deputato fa notare che molti di quei negozi sono stati acquisiti "a valori superiori al corrente prezzo di mercato, e allo stesso modo i canoni di locazione vanno ben oltre quelli normalmente praticati", ed aggiunge che sono cresciuti "in modo esponenziale" negli ultimi anni, e sono "concentrati in alcune zone, spesso con la medesima categoria merceologica e arredamento". Sottolinea pure che le attività di vendita vengono gestite da " cinesi che non parlano la lingua italiana tanto che, pur essendo sempre aperte non hanno alcun flusso di clientela che ne possa giustificare i costi". Quanto alla provincia, i dati elencati da Saglia parlano di "un generoso incremento delle ditte, tutte cresciute nello stesso periodo con in testa l’attività manifatturiera (più 23,5 per cento) che rappresenterebbe il 48 per cento del mercato totale". E il tutto limitandosi alle ditte individuali.

Gianmario Quadrini dichiara di non nutrire "alcun preconcetto verso gli immigrati che aprono nuove attività commerciali. Ma aggiunge che "si devono rispettare le norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, igienico sanitarie e fiscali, perché sarebbe inaccettabile che i commercianti bresciani onesti fossero penalizzati dal rispetto delle norme nate per tutelare lavoratori e consumatori". Per il segretario provinciale Udc "legalità e accoglienza sono due facce della stessa medaglia", perciò dichiara di condividere "le perplessità di chi si chiede da dove provengano i fondi per attivare quegli esercizi commerciali e come alcuni possano sostenere quei canoni di locazione". Chiede che il Comune, con il sindaco, prenda una "netta presa di posizione in favore della legalità" e ponga la massima attenzione a "non avere altre Chinatown come quella di Milano".
Una domanda: ma si accorgono, Saglia e Quadrini (gli altri loro alleati dormono?), solo ora di un fenomeno vecchio di almeno un paio di decenni, quando cioè anche iscritti ed attivisti dei loro partiti trovavano comodo cedere licenze e spazi per banchetti in piazza riscuotendo in contanti quanto richiesto e che i cinesi pagavano sull'unghia, magari anche senza una fattura od un documento comprovante il passaggio di proprietà?

Franco Piovani




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