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 Nr.3 del 25/02/2008
 
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DISCHI FRENO: QUALITÀ POCO EQUIVALENTE
Il rapporto qualità/prezzo popola i sogni - e più frequentemente gli incubi - di qualunque persona abbia a che fare con qualunque manufatto, e qualunque sia il suo ruolo: produttore/distributore, installatore o acquirente


  



  



  



  


Tutti cercano di massimizzare questo rapporto a proprio vantaggio, ma - ovviamente - sopra e sotto la linea di frazione si possono inserire valori estremamente variabili: ovvero, la bilancia può pendere da una parte piuttosto che dall’altra. Qualità, oppure prezzo. Non c’è nulla di male, a patto però che ci sia sufficiente chiarezza fra le varie parti in causa e la certezza che il risparmio non incida sulla sicurezza di utilizzo di un prodotto.

Questa premessa è necessaria dopo aver assistito alla presentazione dei risultati di una lunga serie di controlli effettuati da Brembo sul mercato del ricambio per il loro prodotto di punta: i dischi freno.

Andrea Taschini, responsabile della business unit aftermarket di Brembo, ha definito i motivi dell’indagine: «Avevamo riscontrato sul mercato un fenomeno che faticavamo a comprendere: dischi venduti prezzi decisamente inferiori a quanto avremmo potuto permetterci noi. Talmente bassi da farci dubitare sulla qualità del prodotto». All’occhio del profano, la produzione di dischi freno potrebbe non sembrare un’attività riservata ad aziende ad altissima tecnologia e con stringenti controlli qualità. Invece è proprio così, soprattutto quando si tratta di produrre “buoni” dischi, in grado di rispettare tutti i parametri qualitativi - e soprattutto di sicurezza - previsti dalle Case automobilistiche.

Come ha deciso di togliersi i dubbi, Brembo? Nell’unico modo possibile, ovvero svolgendo una ricerca ad ampio raggio. Punto di partenza è stato l’acquisto sul territorio europeo, in maniera anonima e del tutto casuale, di alcune migliaia di dischi di ricambio dei marchi più svariati: notissimi e meno noti. Ha fatto poi seguito la verifica di una lunga serie di parametri tecnici, in base ai capitolati interni, nel laboratorio analisi dischi freno dell’azienda bergamasca.

I risultati? Riportando le parole di Taschini, «per alcuni marchi, tutti i dischi analizzati hanno superato pienamente il nostro capitolato qualitativo, mentre per altri ciò non si è verificato; le difettosità che abbiamo riscontrato sono state le più svariate e spesso direttamente inerenti la sicurezza.»

I risultati

Le difettosità sono state suddivise in quattro categorie: sicurezza (il 5% dei dischi analizzati presentava questo tipo di problemi), confort (ovvero rumorosità e vibrazioni; 35%), montaggio (8%) e marcatura (4%). I motivi alla base di queste problematiche sono stati individuati nella scarsa qualità del processo produttivo nelle fasi di fusione e di produzione, nel controllo qualitativo non sufficiente, nelle specifiche non conformi a quelle di primo equipaggiamento (ovvero di omologazione del veicolo) e, infine, nel mancato rispetto della direttiva comunitaria che impone la rintracciabilità del prodotto.

Secondo Taschini, questi problemi si possono far risalire «al vuoto normativo che colpisce i dischi di ricambio, contrariamente a quanto succede - tanto per restare nel settore - per le pastiglie. Una vera assurdità, perché si tratta di uno dei più importanti componenti che influenza la sicurezza stradale. Auspichiamo che il legislatore prenda atto e riesca a risolvere rapidamente questo problema». In effetti, i numeri fanno decisamente impressione, perché il 5% dei dischi presi in esame (ovvero uno su venti) ha difetti concernenti la sicurezza.

Perché e come

Brembo punta il dito contro i prodotti di scarsa qualità, ma come garantisce i propri? In due modi: innanzitutto agendo alla radice, ovvero in fase di progettazione, produzione e controllo qualità, ma anche tramite l’omologazione Abe/Tüv, che ha valore ufficiale soltanto in Germania ma che costituisce comunque una garanzia. Oltre a verificare e certificare l’intero processo produttivo, infatti, i tecnici certificatori tedeschi effettuano visite ispettive che garantiscono la costanza del livello qualitativo. Cosa si può suggerire agli operatori di settore, per verificare la bontà dei dischi che vendono o che installano? Secondo Taschini il primo, facile passaggio «è il rifiuto di offerte economiche eccessivamente allettanti; un risparmio del 50% rispetto alle altre quotazioni deve inevitabilmente far riflettere. Acquistare manufatti provenienti da Paesi a basso costo della manodopera da inscatolare in confezioni con marchi noti comporta indubbi vantaggi economici, ma il livello qualitativo può essere insufficiente e incostante. Al di là di questo, però, un’analisi visiva costituisce già un passo importante. Se, infatti, è vero che molti difetti non sono visibili a occhio nudo, fortunatamente lo sono la maggior parte di quelli che riguardano direttamente la sicurezza. Si tratta di inclusioni di terra sul getto, di soffiature, di inneschi di cricche o di rotture, visibili sotto forma di una superficie del disco non perfetta, ma con piccole incisioni, buchi, fratture. La loro presenza deve indurre a scartare immediatamente il prodotto e a chiedere precise spiegazioni al fornitore».

(liberamente tratto dal sito: www.brembo.com)


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