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 Nr.5 del 10/03/2008
 
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Uno straordinario insetto: l'ape
Ha colonizzato il mondo dalla notte dei tempi: tutto è filato liscio finché il «sapiens» non si e più accontentato solo di rubare loro il miele, ma si è messo in testa di relegare, nelle arnie, questi graziosi insetti, che vengono allevati per la fabbricazione del miele


  


Vivono in una società organizzata in caste. Assumono comportamenti complessi. Favoriscono l'impollinazione dei fiori.
I ferormoni (o feromoni) sono ormoni che svolgono un ruolo molto importante nel mondo animale. Vengono liberati nel mondo esterno e, anche per gli insetti come le cavallette, le formiche e le api hanno una valenza fondamentale. In quest'ultime, la regina produce una sostanza che viene leccata dalle operaie: si tratta di un vero e proprio «segnale» chimico che permette alle api di uno stesso alveare di riconoscersi fra loro. Ma, per questi insetti, ci sono anche altri segnali. Quelli visivi, ad esempio. La famosa danza delle api consente alle operaie di sapere dove si trova un fiore ricco di nettare. Poiché questa danza si svolge nella oscurità, è grazie alle antenne che le api ne seguono lo svolgimento. Le api, come le tèrmiti, le formiche e le vespe, sono insetti sociali. Che vivono in colonie. Cui si aggiunge anche un polimorfismo: ciò significa che, a seconda della loro «casta», questi insetti non hanno lo stesso aspetto. Nelle api, la colonia comprende una regina, alcuni maschi (o fuchi) e le operaie. Queste sono femmine sterili. In un alveare le operaie svolgono tutti i lavori pratici: costruiscono gli alveari. Si occupano delle pulizie. Vanno alla ricerca del nettare e così via. La vita sociale degli insetti è estremamente complessa. E quella delle api non fa eccezione. Perché propongono anche esempi di simbiosi fra regno animale e regno vegetale. Infatti l'ape bottinatrice, su un fiore, cerca nettare e polline. Per fare ciò preleva alcuni granelli di polline che, involontariamente, depositerà su un altro fiore della stessa specie. Contribuendo, con ciò alla impollinazione di questa pianta e quindi alla sua fecondazione e alla sua riproduzione. Che, per le api, è anche per partenogenesi: non è sempre necessaria la partecipazione di un maschio. Infatti, dopo essere stata fecondata, la regina immagazzina gli spermatozoi in un «ricettacolo». Se questi fecondano gli ovuli, dalle uova deposte nasceranno operaie o regine. Dagli ovuli deposti senza essere stati fecondati, nasceranno maschi, i fuchi. Che, quindi, sono sempre senza padre.
Con il nettare dei fiori, le api producono una sostanza zuccherata: il miele. Che viene originato nel gozzo delle api operaie grazie a un enzima, l'invertasi, che trasforma il nettare raccolto dalle bottinatrici e rilasciato nella bocca delle compagne. Le operaie, a loro volta, depositano nelle cellette il miele. Le api sono insetti che hanno una grande importanza nella vita degli uomini. Intanto perché, sin dalla notte dei tempi, sono costantemente al nostro servizio. Poi perché – e non è un fattore secondario – di quello che viene da loro non si butta via nulla. La cera si usa come ingrediente per le creme, come base per le candele, come lucidante per il legno. Le virtù benefiche che hanno propoli, pappa reale e miele sono innumerevoli. Oltre che notissime, sono ormai dimostrate anche scientificamente. Questo è ciò che le api dànno all'uomo. E questo, che cosa dà in cambio?
Dà loro le arnie. Cioè la casa. Che sono belline quanto si vuole. Ma che, con il tempo, avrebbero bisogno di pulizie e di restauri che ben pochi umani fanno loro. Senza le arnie (dice l'uomo) le api non potrebbero vivere, perché sarebbero facile preda di parassiti e di patologie. Che le decimerebbero. Poiché le arnie sono controllate dall'uomo, esse garantiscono una vita lunga ed esente da problemi. Ma questo sta ugualmente accadendo, da ben un quarto di secolo, con la Varroa destructor, un acaro che sta uccidendo questi imenotteri in tutto il mondo.
Diceva Einstein che se dovessero scomparire le api, in capo a non più di quattro-cinque anni, scomparirebbe molta della natura, perché sono loro che provvedono a far sì che i fiori e le piante, attraverso l'impollinazione, continuino a vivere. E che loro possano scomparire, non è poi una eventualità così remota: l'acaro varroa sta facendo strage del laborioso insetto. Negli ultimi anni ne ha addirittura dimezzato il numero.
Segnalata per la prima volta a Sumatra nel 1904 come parassita la varroasi si è adattata all'ape domestica in Asia dal 1960. In Italia è stata segnalata nel 1981. È presente in tutto il Paese. Questo potentissimo acaro, produce sulle api molteplici effetti: nervosismo e malformazioni, morte delle pupe e danni dovuti ad una aumentata diffusione di malattie. Oltre ad una ridotta durata della vita. Già, una vita lunga quanto? E fatta come? Vediamo, dunque.
Partiamo dal fuco per dire che, quella dei maschi, è una vita per nulla invidiabile. Meglio, una vita davvero grama. Sono «programmati» per vivere una sola stagione. Il tempo di fecondare l'ape regina. La quale si libra alta in volo. Quando il più prestante dei fuchi, volando più veloce e più alto degli altri, la raggiunge, si accoppiano in volo. Questo è quanto si tramanda sin dall'Ottocento: solo un fuco riesce ad accoppiarsi con la regina. Ma non è vero. Vero è, invece, che sono almeno una decina i fuchi con i quali sua maestà si accoppia. E fors'anche di più…
Gli altri fuchi vengono uccisi. Sùbito. Tutti. Se qualcuno di loro riesce a sfuggire ai pungiglioni delle operaie, può chiedere ospitalità ad altri alveari. Dai quali le femmine vengono respinte. In modo inesorabile. Perché la società delle api è organizzata in modo impeccabile. Tutto è pianificato. Ogni individuo ha un ruolo. L'importanza di ciascuno è in relazione agli altri. È tanto vero che le api nutrici riescono a riconoscere sùbito le larve che hanno un patrimonio genetico difettoso. Le estraggono dalle cellette e le eliminano. In tal modo garantiscono che, nel loro alveare, crescano solo individui sani. Nel mondo delle api, nulla è lasciato al caso. Tutto è programmato. Anche il sesso e il ruolo sociale sono regolati. Lo si fa con messaggi ormonali. Così.
I feromoni sono sostanze secrete dagli insetti. Che non agiscono sull'insetto che le secerne – come gli ormoni –, ma su altri della stessa specie. Sui quali esercitano la funzione di messaggeri chimici, intervenendo nella ricerca dei sessi, nell'accoppiamento, nello sviluppo, nell'accrescimento e così via. Pertanto, la regina rilascia feromoni. Essi sono accolti olfattivamente dalle larve. Si stabilisce così chi nascerà maschio e chi femmina. E, nell'àmbito di questo, chi procreerà e chi rimarrà sterile. La regina vive fino a 4-5 anni. Il suo solo scopo è deporre le uova e sciamare, per dare vita a una nuova colonia. Le operaie, invece, vivono 40 giorni. E li passano a faticare. In modo incessante. Da quando nascono, e fino a circa 16 giorni di vita, fanno le spazzine. Tengono cioè pulite le cellette. Oppure fanno le magazziniere. In questo caso il loro compito è quello di stipare gli alimenti nei favi. O, ancora, fanno le nutrici, nel qual caso hanno il compito, assai delicato, di far sì che le larve crescano ben pasciute. Dopodiché passano costruttrici. Dal 17mo giorno. E si dedicano alla complessa operazione architettonica di assemblaggio dei favi. È il periodo nel quale si richiede loro di fare anche da ventilatori. Significa che, quando fa troppo caldo, alcune operaie si mettono a battere le ali in modo velocissimo. Questo serve a raffreddare i favi. Infatti, all'interno delle arnie, la temperatura di 31 °C resta costante, anche se all'esterno arriva ad oltre 50 °C. Ciò grazie alla azione delle ventilatrici e alla evaporazione dell'acqua che viene trasportata dalle bottinatrici nell'alveare con una azione sistematica e costante. A partire dal 20mo giorno si intende l'ultima fase della vita dell'ape. Che diventa prima esploratrice. Ed ha il compito di andare in ricognizione per scoprire nuove zone di approvvigionamento. Infine si trasforma in bottinatrice. Raccoglie, cioè, l'acqua. Ma, soprattutto, il polline e il nettare. La raccolta del quale è il massimo cui possa giungere un'ape nella sua vita. Perché, come abbiamo visto, nei primi 17 giorni pulisce le cellette. Passa quindi a costruirle. Infine, dopo 20 giorni, esce ad esplorare. A 40 giorni muore. Ma anche da morte le api svolgono una funzione di grande rilevanza per l'uomo: sono degli straordinari indicatori ambientali. Ci sono sì altri insetti prònubi – cioè in grado di fecondare i fiori grazie al trasporto del polline – che muoiono a causa di eccesso di pesticidi. Ma solo le api sono facilmente individuabili da parte dell'uomo. Quando le si trovano morte in grande quantità vicino alle arnie, oppure si notano delle anomalie nelle covate, sappiamo per certo che questi sono segnali di contaminazione. Inequivocabili. E poi delle api viene usato anche il veleno che tengono nel pungiglione. Serve per produrre vaccini contro le allergie.
Insomma, delle api noi umani usiamo tutto. E non c'è dubbio alcuno: dobbiamo proprio essere loro grati per tutto ciò che ci donano.


Ermanno Antonio Uccelli


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