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 Nr.5 del 10/03/2008
 
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STRONZATE! PROVIAMO A CAPIRNE IL SENSO
Harry G. Frankfurt, professore emerito dell’Università di Princepton (USA), docente di filosofia morale, studioso conosciuto per aver pubblicato opere fondamentali sulla filosofia di Cartesio e Spinoza e su altre varie tematiche etiche, in Italia era fino a tempi relativamente recenti pressoché ignoto


  


Solo nel 2005, parallelamente ad un altrettanto travolgente successo nel mondo anglosassone, ha avuto una significativa affermazione editoriale anche qui da noi con un volumetto, un tascabile con una ammiccante copertina rigida nera, simile ad un vecchio block notes, di una sessantina di pagine che nel giro di pochi mesi riuscì a ottenere ben cinque edizioni. Si potrebbe considerare il tutto ampiamente superato, in una società come quella d’oggi per la quale ciò che è di ieri è già vecchio, se non fosse per il titolo, palesemente provocatorio: Stronzate. Un saggio filosofico (Rizzoli, 2005, Euro 6, pag. 63).
Perché discuterne oggi? Proprio per il tema che affronta che ci pare meriti una breve nota.
D’altronde ammettiamolo. Di stronzate intorno a noi ne abbiamo tante da esserne ammorbati e anche un poco stanchi ed allora sulle orme di Frankfurt cerchiamo di capire che cosa sia concettualmente una stronzata. Il filosofo americano ci dice che: “(essa) non si fonda né su una credenza che è vera né, come deve accadere per una menzogna, su una credenza che non è vera. E’ proprio questa assenza di un legame con un interesse per la verità …essenziale per la definizione di stronzata” (pag. 38/39).

Proviamo ora ad immergerci nella nostra realtà.
Vi chiedo: come giudicare l’incipit di un articolo come quello che riportiamo più sotto? Certo, non si tratta di una pubblicazione di particolare valore culturale, ma proprio per questo forse è più forte la sua penetrazione mediatica. Provate a fermarvi e ragionare sulle singole parole:
«Il suo più grande amico è George W. Bush. “Preghiamo spesso insieme”. Tutte le volte che parla di lui si illumina: “Il Presidente è un uomo buono e devoto. Sono sicuro che sulle armi di distruzione di massa fosse in buona fede. Non sarebbe entrato mai in guerra senza un motivo”…. “Smitty” è amico di tutti, suona come un Dio e le donne lo adorano. Non serve chiedersi perché. Basta guardarlo…» (Silvia Ferraris, Dio, che musica, Anna, 1/11/2007).
Inutile continuare a seguire questa prosa ammiccante secondo tutta una gamma di luoghi comuni che dovrebbero e forse davvero riescono a definire solidamente il modello ideologico della donna. Ma possiamo credere, anche per un momento, a quella sequela di parole? La giornalista parla di una strana figura di cantante reduce dal mondo delle proteste giovanili di anni e anni fa diventato un fondamentalista religioso e approdato nella scuderia del “Presidente”. Possiamo davvero credere che l’ineffabile G.W. fosse all’oscuro di tutte le informazioni che i vari istituti internazionali di studi strategici potevano offrire al suo staff, e sicuramente avevano offerto, circa il fatto che Saddam Hussein non aveva potuto, per meri motivi materiali, dopo un decennio di stretta quarantena internazionale, sviluppare mitiche armi di distruzione di massa? E d’altronde come dimenticare la “fantasiosa” accusa di avere stabili legami con Al Qeida, che tutti sapevano essere assolutamente pretestuosa? Ma, si sa, ““Smitty” suona da Dio” e che usi il cervello in modo critico è qualche cosa di inutile. (D’altronde il “suonare da Dio” non è in sé blasfemo? Non ci avevano insegnato che l’uso di tale termine doveva essere fatto con prudenza?). Ma tant’è, diciamolo, sono tutte stronzate! Come ben sappiamo servono per riempire le pagine e nel complesso possono anche, in una qualche misura, servire per vendere un prodotto, in questo caso la buona fede del secondo dei Bush (il padre per chi non lo ricordasse è stato il presidente della prima guerra del Golfo all’inizio degli anni ’90), che, come ci è stato più volte raccontato, è in “stretto rapporto con Dio”(?).
Ma cosa dire del buon “tradunionista” Tony Blair, anche lui pieno di buona volontà e pronto a sostenere il presidente americano in ogni avventura imperiale, giustificandone ogni azione militare, anche la più disastrosa e impresentabile. Di fronte all’opinione pubblica inglese ha dovuto infine, dopo una serie di risultati elettorali negativi, ammettere di aver compiuto qualche (?) errore di valutazione. Ora possiamo giudicarlo o un inveterato bugiardo, che ha fatto della menzogna lo strumento della sua gestione del potere, o, cercando una qualche forma attenuante, un professionista nel dire stronzate. D’altronde è una professione che pare renda bene: finita una decennale carriera di primo ministro ha trovato subito uno spazio d’azione negli organi internazionali per portare la sua perizia nel creare danni qui e là in giro per il mondo.

Potremmo continuare tornando a casa nostra. Prendiamo per esempio Il patto con gli italiani, i cinque punti della seconda avventura elettorale del leader del Polo. Come giudicarlo? Andate a rileggere quei punti, può essere pedagogico. E’ difficile dire che fossero un puro e semplice prodotto della malafede, più semplicemente ci verrebbe da dire che si potrebbero iscrivere in questa dimensione della retorica che, con il conforto del prof. Harry G. Frankfurt, abbiamo chiamato stronzate. D’altronde il programma politico della cosiddetta Unione del 2006, un volumone di circa 250 pagine (quasi 1 pagina per 5 giorni di una legislatura normale) costituisce un primato unico al mondo. Anche qui forse non era malafede, quella degli estensori di quel “libro dei sogni” per dirla con la “buon anima” di Amintore Fanfani, ma più semplicemente un catalogo di stronzate, con cui ci hanno imbottito la mente.
Cosa dire del matrimonio del neo presidente della Repubblica Francese con la modella italiana, che ha riempito le pagine degli ultimi mesi, oppure dell’informazione che ci viene sparata dalle pagine di un rotocalco “1Euro 100 pagine”, secondo cui la signora Alba Parietti non sa se l’ultima sua fiamma sarà poi il suo legittimo sposo… Cosa aggiungere se non: stronzate.
Ma tant’è, in una società dove il Grande Fratello domina incontrastato, la Gazzetta dello Sport è il giornale più venduto e la produzione della cultura sia mass-mediatica sia tradizionale è in mano a pochi potentati facilmente identificabili con le due famiglie politiche che si fronteggiano, c’è ben poco spazio per la ragione. D’altronde il caso della famiglia Angelucci che edita in modo bipartisan Libero e l’Unità è un esempio paradigmatico della realtà d’oggi dominata da quello che ben è stato definito il “pensiero unico”.
Ovviamente ci si potrebbe rispondere: bene, ma allora dove trovare la/e verità. Harry G. Frankfurt ci ha già pensato, tanto che di recente è uscito un secondo volumetto simile al primo, smilzo ma in questo caso con una scintillante copertina dorata, dal titolo Il piccolo libro della verità.
Prima di gettarci alla lettura di quelle pagine facciamo però mente locale su questa prima parte; è la pars destruens, ci invita a tenere viva quella critica che tutti dicono sempre di fare, ma poiché è troppo faticosa si preferisce, nella più parte dei casi, la via semplice delle verità confezionate. Sul problema della verità torneremo presto, ma rammentiamoci il nostro motto: “Sapere aude!”.


Giulio Toffoli



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