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 Nr.7 del 07/04/2008
 
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IL TALLONE DI ACHILLE? L'ABBIAMO SOLO NOI



   La simulazione al computer della corsa di un Homo sapiens.


Era il più forte e il più temibile degli eroi greci. Achille, il suo nome. Figlio dell'umano Peleo e della divina Teti. Sappiamo che la sua morte seguì, a breve distanzia, quella di Ettore: Apollo in persona aiutò Paride a tendere l'arco e a scoccare la freccia che colpì l'eroe al tallone. Era l'unico punto vulnerabile dell'eroe omerico. Eppure il tendine che collega il polpaccio al piede,
che da sempre è sinonimo di punto debole, è invece una parte del corpo fondamentale nello sviluppo della nostra specie. Lo ha scoperto l'inglese Bill Sellers, dell'Università di Manchester, il quale ha presentato le sue ricerche al festival della scienza di York, in Gran Bretagna. Il primatologo ha realizzato una simulazione al computer partendo dalle ossa fossili scoperte sino ad ora, per ricostruire e stabilire il modo di camminare dei primi ominidi. Che non avevano il tendine di Achille.
Non lo aveva l'australopiteco, vissuto oltre tre milioni di anni fa. Lucy, è il più famoso fossile di australopiteco che si conosca. E anche il reperto più completo che si conosca sino ad oggi.
Risale a 3 milioni e 100 mila anni fa. Il suo scheletro è stato portalo alla luce nella valle del fiume Orno, in Etiopia. Nella Rift Valley, in Africa orientale. Nel 1973.
Lucy, individuo femminile di 20-25 anni, è probabilmente morta annegata durante una violenta inondazione. Questo bipede permanente, che rientra nella categoria degli ominidi, era vegetariana. Quello di Lucy è il primo scheletro di australopiteco che sia stato possibile ricostruire.
Il professor Sellers ha dimostrato, con una simulazione al computer, che anche Lucy poteva camminare come noi, ma che, proprio per la mancanza del tendine di Achille, non avrebbe potuto sostenere che la metà della velocità che può raggiungere un normale Homo sapiens in corsa. Neppure l'Homo erectus, vissuto 1,5 milioni di anni fa, aveva il tendine.
Giorgio Manzi, paleoantropologo dell'Università La Sapienza di Roma e autore di "L'evoluzione umana", appena pubblicato da II Mulino, spiega che: «Le australopicine avevano un "bipedismo facoltativo". Potevano scegliere se camminare a quattro zampe oppure erette.
Caso questo, nel quale la loro andatura sarebbe stata barcollante. È diventata stàbile solo negli ominidi più evoluti, come gli esemplari di Habilis e gli Herectus».
L'Homo abilis è la specie più antica del genere 'homo'. Fu scoperto nel 1960.Nella regione di Oldoway, in Tanzania. Risale a 1,8 milioni di anni fa. È stato attribuito il nome di «abile» ai rappresentanti di questa specie poiché si ritiene che siano stati i primi a fabbricare veri e propri utensili. E abitazioni. All'incirca tre milioni di anni fa. L'homo erectus potrebbe essere una forma sviluppata dell'Homo ha bilis. I resti più antichi di questa specie risalgono a 1 milione e mezzo di anni fa in Africa, e a 1,7 milioni di anni fa in Cina. I reperti più recenti sono stati ritrovati a Giava e risalgono a 150 mila anni fa. Naturalmente la velocità nella corsa, rispetto ai suoi antenati, ha permesso all'Homo sapiens - cioè noi - di cambiare il tipo di alimentazione. L'australopiteco mangiava pochissima carne.
L'Habilis ne mangiava. Ma era quella delle carogne di animali uccisi da altri. Il primo a cacciare è slato l'Erectus. Che, grazie al tendine-tallone di Achille, è stato il primo corridore. Perché, si sa, nella caccia a fare davvero la differenza è la velocità.

Ermanno Antonio Uccelli


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