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 Nr.7 del 07/04/2008
 
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NOSTRO DANTE QUOTIDIANO. LA COMMEDIA A CONVIVIO
Atti della rassegna a cura del liceo “A. Calini” di Brescia con il patrocinio morale della Società Dante Alighieri


  



  


Ci piace continuare a segnalare lavori in qualche misura anomali rispetto alla normale produzione libraria, che però fanno conoscere la vitalità della scuola bresciana, una vitalità che dimostra, nonostante tutti i detrattori e i “laudatores temporis acti”, che non solo può esistere un modo diverso di fare scuola, ma che contemporaneamente esiste un’attività degli insegnanti che si propongono come portatori di progetti d’apprendimento d’alta qualità.

Qualche tempo fa presentammo un volume realizzato dalle scuole di Desenzano dal titolo Sognare l’impero, ora invece sottoponiamo alla vostra attenzione un agile volume realizzato dal liceo scientifico “A. Calini” di Brescia che raccoglie una serie di conferenze realizzate intorno al tema della Divina Commedia: Nostro Dante quotidiano. La Commedia a Convivio (Edizioni L’Obliquo, 2008, pag. 125). Si tratta della raccolta di una serie di interventi intorno all’attualità della Commedia che hanno visto presentarsi di fronte a un folto pubblico di uditori, costituito dagli studenti della scuola, interessati e partecipi, Paolo De Benedetti, “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, Franco Loi, “Entra nel mio petto e spire tue”, Salvatore Natoli, “Libertà va cercando”, Mino Matrinazzoli, “Nave senza nocchiero in gran tempesta”, Luca Serianni, “L’acqua ch’io prendo già mai non si corse”, Gherardo Colombo, “… di Giustizia orribil arte” ed Edoardo Boncinelli, “Ciò che per l’universo si squaderna”. Come è evidente fin dalla scelta del frammento dantesco che costituisce l’incipit della meditazione, i vari interventi hanno affrontato un ventaglio di settori che sono andati dalla teologia alla filosofia, dalla poesia alla politica e così via fino alla scienza.
Per meglio comprendere lo spirito del progetto ci permettiamo di servirci delle parole della professoressa Laura Forcella Iascone che ha coordinato l’intero progetto. Il programma del corso ha visto i momenti teorici, rappresentati dalle sette conferenze, intervallati da tre momenti spettacolari “secondo alchimie che sono dantesche nel ricorrere dei numeri tre, sette, dieci”. Più esattamente ci viene fatto notare che la finalità è stata di “avvicinare alla mensa del sapere anche chi non ne possiede gli strumenti necessari, ma ne sente la necessità. La metafora del cibo come conoscenza – continua la Forcella – ha guidato la nostra progettazione nella convinzione che ogni apprendimento-nutrimento faccia crescere solo se interiorizzato e filtrato da motivazione-piacere”. In questo senso ci appare fondamentale la domanda che sottende l’intero ciclo: “perché un artista diventa un classico e continua, quindi, a parlare a noi e di noi?”
La nostra convinzione che Dante sia facilmente “digeribile” dai giovani d’oggi, che è a fondamento dell’intero ciclo, può in qualche misura suonare ingenua e semplicistica di fronte a un universo di bisogni che muta con una spaventosa velocità, spinto dal vettore di un mercato che tutto plasma a sua immagine e somiglianza. Vi è ben più di una difficoltà insita nel Poema, una difficoltà insita nell’universo intellettuale di cui il poeta era partecipa e ancora di più una difficoltà linguistica che indubbiamente rendono ardua una lettura e forse in una qualche misura costituiscono un obbiettivo elemento che rende inattuale l’intera Commedia. Ciò nonostante, come ci fa notare la curatrice del percorso, proprio questa sua inattualità, questo essere Dante grande interprete di una transizione culturale nel senso più ampio della parola, rappresenta un fattore che milita a favore di una certa qual modernità della Commedia. In questo senso il parallelo con Shakespeare, che viene fatto nella introduzione al volume, non è che naturale avvicinamento fra due intellettuali portatori di una capacità di sintesi e d’interpretazione dell’esperienza umana che, pur nel variare delle dimensioni storiche, si palesa come capace di dare una voce alle sfide che il soggetto umano si trova costantemente ad affrontare.
In questa prospettiva ci sarebbe piaciuto analizzare almeno uno fra i sette interventi, ma abbiamo deciso di desistere, lasciando al lettore il gusto dell’avventura di approfondire e confrontarsi con le varie interpretazioni proposte dai diversi interventi.

Possono ben concludere questa breve nota le parole di Gaetano Cinque, dirigente scolastico dell’Istituto quando il corso fu realizzato, che nella prefazione sottolinea come il laboratorio “Gli inviti Al/Calini”, sia un segnale della “capacità di una scuola che voglia veramente rispondere alle esigenze delle nuove generazioni… di saper coniugare tradizione e innovazione, passato e modernità”. La naturale vocazione della scuola di trasmettere “ il bagaglio delle nozioni su cui si è costituito il percorso della civiltà umana e su cui si è sviluppata la storia dell’identità di una nazione” non può chiudersi in se stessa e considerare di aver assolto al suo compito se “viene meno l’attenzione al presente da cui nasce e si proietta il futuro”. Insomma, sottolinea Cinque: “appartiene alla scuola l’esercizio dell’analisi e della comprensione della contemporaneità. E grazie agli strumenti concettuali e ai saperi acquisiti… lo studente è in grado di leggere il presente, si rapporta con la complessità della società in cui vive e già sperimenta la forza della critica e la gioia di tentare risposte aperte e discusse”. In questo modo la scuola, ogni scuola nella sua acquisita autonomia ha/avrebbe il dovere e la possibilità di elaborare un pur modesto frammento di quell’infinito puzzle della vita che arricchiamo ogni giorno nel tentativo di dare un senso al “folle volo” di questa nostra umanità.

Trova probabilmente una sua naturale collocazione in questa stessa nota il lavoro dedicato al Giorno della Memoria 2008 dalla ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) di Brescia nel 40° della fondazione della sezione e nel 60° della fondazione della Associazione. Si tratta di un’agile brochure dal titolo: Il lungo inverno dei Lager (Centro studi ANEI, 2008, pag. 55) a cura di Maria Piras, con la collaborazione di Anna Maria Casavola e Donatella Fornarini. Una pregevole lavoro che richiama alla memoria il tema, un poco troppo facilmente dimenticato, degli Internati Militari Italiani in Germania, offrendo una serie di sommarie informazioni su quella tragedia. Presenta inoltre un apprezzabile approfondimento della prof.ssa Fornarini sul problema dei bambini nei Lager nazisti, in particolare in quello di Terezin. Come non rimanere scioccati davanti alle immagini dei disegni così tragicamente maturi di Helga Weissova? La Weissova, nata a Praga nel 1929, ebbe la ventura di “visitare” fra il 1940 e il 1945 tutti i pricipali luoghi dell’orrore nazista e uscire, incredibilmente salva, da Mauthausen nel maggio del 1945. Guardare i suoi disegni non può che generare un senso di sgomento di fronte alla tragedia della storia. A noi l’impegno di render sempre più difficile che simili catastrofi segnino, come una indelebile macchia, il destino dell’umanità.


Giulio Toffoli


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