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mercoledì 15 maggio 2024 | 13:00
 Nr.3 del 12/02/2007
 
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Portiamo gli Alpini a Brescia
È la Lega Nord a fare la richiesta, condivisa in molte sedi della politica e dell'economia, presentando all'assemblea del Broletto, sede della Provincia di Brescia, una mozione


   Davide Camparini



   Guido Bonomelli


Nella mozione la lega Nord esprime parere positivo in merito all’ipotesi del trasferimento del Secondo reggimento di Artiglieria terrestre alpina "Vicenza" dalla provincia di Trento a quelle di Brescia e Bergamo
Il riferimento è il decreto legislativo 253 del 2006, che ne sancisce lo spostamento, ma solo sulla carta. Sulla scorta della notizia sul probabile sblocco dell’impasse sulle aree militari cittadine dimesse, il Carroccio interviene nella questione, chiedendo apertamente di riservare alle penne nere almeno parte delle aree disponili.
La struttura di via Oberdan, da anni abbandonata, opportunamente ristrutturata, sarebbe l’ideale come nuova sede del "Vicenza", perché soddisfa il requisito basilare, la vicinanza a grandi infrastrutture come autostrada e aeroporto.
L'on. Davide Caparini, è il primo firmatario di una proposta di legge in cui, tra le altre cose, si vuole agevolare l’assunzione tra le fila delle Penne nere di giovani provenienti dall’Arco alpino poiché "ora sono i giovani del nord sono assenti tra le fila del Corpo - sostiene l'esponente del Carroccio il quale è convinto vanno rivedute le barriere all’ingresso, perché le commissioni d’esame usano criteri razzisti". La domanda posta al ministro Martino nella scorsa legislatura, ha avuto risposta solo dall’attuale titolare del dicastero, Arturo Parisi. Dopo aver effettuato un sopralluogo il ministro della Difesa ha risposto a Caparini, per fare il punto sull’argomento, ed evidenziare così le difficoltà e riserve raccolte dalle Amministrazioni locali. I comuni di Brescia e Bergamo lamentano problematiche rispetto al fatto che gran parte delle spese per il trasferimento andrebbero a pesare sui loro bilanci e le difficoltà di individuazione di aree adeguate e disponibili.
"Una risposta allucinante – il commento dell'assessore al Turismo della Provincia, Riccardo Minini – perché le aree utilizzabili a Brescia ci sono eccome e oltretutto la spesa per l’accoglienza degli alpini sarebbe un investimento". Secondo i dati presentati il reggimento sarebbe composto da circa 1200 soldati, cui bisogna aggiungere il personale di servizio, da cinque a dieci persone per effettivo, un indotto non indifferente. La paga base di un alpino si aggira attorno ai mille euro al mese, cinquanta euro in più di quanto destinato ai colleghi degli altri corpi, come incentivo all’arruolamento in un corpo particolare nelle forze armate.
"Il sindaco è molto attivo sulla questione delle aree militari dimesse. Ben venga il recupero delle strutture per poi destinarle al pubblico, ma siamo su una riqualificazione in senso commerciale per alcune di esse. Noi proponiamo di utilizzare la caserma Papa per gli alpini e lo faremo anche in consiglio comunale". È in questo senso l'intervento del segretario cittadino del partito, Fabio Rolfi, condiviso da Guido Bonomelli, ex capogruppo del Carroccio e neo assessore provinciale: "Il sindaco trova facilmente posto per centri sociali, nomadi ed immigrati, ma quando si tratta di far spazio al corpo degli alpini, si inventa delle difficoltà".
Questione aperta dunque per la quale è diffusa la convinzione "che sia un desiderio diffuso tra la gente il ritorno degli alpini sul territorio. E’ un corpo militare ed armato, ma ben note sono le peculiarità e l’impegno sociale a tutto campo delle Penne nere, che tanto bene hanno fatto in ogni campo".

Franco Piovani


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