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sabato 27 aprile 2024 | 22:08
 Nr.16 del 21/07/2008
 
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Il materializzatore
Scrive qui sopra il nostro Ermanno Uccelli: “La scienza propone meraviglie a getto continuo”

Verità indiscutibile. Ma siamo veramente certi che questa sia la giusta direzione? L’aumento delle macchine più prestigiose va di pari passo con l’analfabetismo di ritorno e l’abbandono della cultura. Sempre meno persone hanno accesso alla tecnica, e sempre meno ne capiscono qualcosa. Allora, dovrebbe indurci a meditare una frase di Nicolas Vanier, contenuta nel suo libro “La bambina delle nevi” che così si palesa: “La morale della Storia, è che ci siamo sbagliati sul progresso. Non è sulla velocità delle auto, sul rendimento delle macchine, sulla durata della vita, che deve soffermarsi l’Umanità, ma su qualcosa di ben più semplice: la felicità. Altrimenti all’uomo non resta che rimpiangere di non essere un animale, visto che l’alce e il lupo sono tutt’altro che infelici. Ragionamento semplicistico? Forse. Sono molte le domande semplici come queste alle quali l’uomo non si cura più di rispondere”.
Un altro motivo per “pensarci su”, potrebbe essere il racconto che segue, che ci mette in guardia dal superficiale utilizzo di alcune attrezzature e dell’uso della parola. Il racconto, dello sconosciuto Robert T. Kurosaka, ha per titolo: “Il materializzatore”.

Il materializzatore era finito! Ned Quinn fece un passo indietro, si sfregò le mani e ammirò l’ammasso di quadranti, spie luminose e interruttori. Parecchi decenni e molte fortune erano stati consacrati a quel progetto. Ma finalmente era pronto! Ned si aggiustò il casco metallico sulla testa e inserì gli spinotti nel quadro di controllo. Girò la levetta dell’interruttore su ON e disse lentamente: -banconota da dieci dollari-. Si udì un lieve ronzio. Poi nel Ricevitore apparve improvvisamente un rettangolo di carta. Ned lo ispezionò attentamente. Autentico. – Martini- disse soddisfatto. Un nuovo ronzio. Nel Ricevitore si formò una piccola pozza rossastra. Ned imprecò sottovoce. Aveva molto da imparare. – Una bottiglia da un quarto di birra Dunkel – compitò accuratamente. Il ronzio fu seguito dall’apparizione della famigliare bottiglia bruna. Ned né assaggiò il contenuto e sogghignò. Estasiato, proseguì i suoi esperimenti. Dopo qualche tempo, Ned allargò al massimo il Ricevitore e si preparò al suo esperimento più grandioso. Ormai smisuratamente ricco, i suoi appetiti furono naturalmente dettati da quel diavolo libertino che si annida in ciascuno di noi. Accese nuovamente il Materializzatore, trasse un profondo sospiro e disse: - Una ragazza-. Il ronzio crebbe d’intensità. Poi svanì. Sulla piattaforma del Ricevitore una deliziosa fanciulla si guardava intorno con aria smarrita. Era completamente nuda. Ned non aveva specificato l’abbigliamento. Aveva il naso costellato di lentiggini, la macchinetta per stringere i denti e due magnifiche trecce. Avrà avuto non più di otto anni. –Fiamme dell’Inferno! – esclamò Ned Quinn. Si udì un ronzio. I pompieri trovarono due scheletri carbonizzati tra le macerie fumanti.

Joe Dallera


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