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 Nr.18 del 29/09/2008
 
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Le pietre lunghe di Stonehenge
È il secolo XVII. Giacomo I è il re di Inghilterra. E, nel 1620, cede al fascino di Stonehengc, circa 12 chilometri a Nordovest di Salisbury. Il sito prende il nome da stone “pietra”' ed hcngc, da “hang”, sospendere, con riferimento agli architravi


  


Allora il figlio di Maria Stuarda manda a chiamare il suo miglior architetto, Inigo Joncs, e gli chiede di far luce sul problema che lo assilla: le misteriose pietre blu erette in quel sito. Il principale complesso di megaliti della Gran Brctagna. Che risale al II millennio a.C. Dal 1986 inserito dall'Unesco nei patrimoni dell'umanità.
Una superficie circolare di circa 100 metri di diametro. Delimitata da un fossato. Entrambi datati ai 3100 a.C. A Sudest c'è un ingresso. Evidenziato, già all'esterno, da un porticato in legno.
Sull’asse di passaggio un monolito. All'inizio dell'età del Bronzo, qui furono portate pietre poi disposte su quattro cerchi concentrici. Il Sole, nel solstizio d'estate, cioè il 21 giugno quando si trova nel primo punto del Cancro e cessa di alzarsi sopra l'equatore celeste, compare nell'asse del suo ingresso. Per tale fatto, Stonehcngc è sempre stato considerato un santuario del culto solare. Esso è formato da pietre erette in cerchi concentrici. ll più grande dei quali ha un diametro di 32 metri. Le pietre del cerchio esterno sostengono pietre trasversali poste in cima.
Sono in lutto 30 monoliti e alcuni triliti. Questi sono strutture architettoniche elementari, proprie di molti monumenti megalitici, costituite da due pietre poste verticalmente e infisse al suolo, e da una terza posata orizzontalmente su di esse.
Inigo Jones era architetto e scenografo. Dopo essere stato in Italia e in Danimarca, si fermò in Inghilterra. Qui, all’età di 42 anni disegnò, assieme al poeta e drammaturgo Ben Jonson scenari e costumi per recite di corte. Poi venne nominato sovrintendente generale ai lavori di architettura. Divenne così il rappresentante inglese di uno stile classico che traeva ispirazione dal Palladio e dall’architettura italiana. Sue, a Londra, la piazza del Covent Garden e una nuova ala meridionale per Wilton House a Salisbury. Ebbene, il celebre architetto riferisce al re che la costruzione di questo (strano e incomprcnsibilc) tempio risale... ai Romani.

Da allora le ricerche sul monumento si sono susseguite unitamente alle supposizioni scientifiche (e talvolta fantascientifichc) sulla misteriosa composizione circolare delle gigantesche pietre.
Che hanno un indubbio fascino antico. E da allora Stonehenge impegna intere generazioni di archeologi e astronomi nella ricerca di primitive conoscenze.
Più di recente si è ritenuto che questo complesso monumentale sia stato costruito in tre tappe. La più antica alla fine del periodo neolitico. Siamo intorno al 28OO a.C. Le rimanenti due durante i!
Bronzo antico: circa fra il 1900 e il 1550 a.C.
Anche le pietre blu di Stonehcngc sono state sottoposte ad analisi che ha dimostrato che esse provenivano dai monti Prescelly, nel Pembrokeshire. Monti che sono a circa 210-220 chilometri da Stonehenge. Una distanza non certo breve. E che crea stupore al pensiero che questi massi tanto pesanti sono stati portati solo grazie alla trazione umana. Oppure...
Alcuni geologi ritengono che tali pietre siano state trasportate sino qui dai ghiacciai. Molte migliaia di anni prima di essere erette. Una congettura cui si è risposto con un esperimento. Con il quale si è dimostralo che, con mezzi rudimentali, una pietra di 32 tonnellate poteva essere tirata e sollevata con l'impiego di almeno 200 uomini. Ciò significa che i monumenti delle civiltà megalitiche, almeno quelli dell'Europa atlantica, sono opera dei contadini del V millennio. Le costruzioni sono di certo il risultato della prodezza tecnica di queste popolazioni che, pur ignorando il metallo e la ruota, non hanno esitato ad estrarre la pietra a decine o, come nel caso di Stonehenge, a centinaia di chilometri, per costruire monoliti. Fossero essi gli ipogei (o dolmen) e le gallerie sotterranee da questi formate, o i rnenhir (pietre erette) degli allineamenti.
Più complesso è stato, nel tempo, rispondere alla domanda a che cosa servisse Stonehenge. Al di là del fatto che la risposta sulla funzione di questo complesso, oltre a non essere nota, si è sempre ristretta perlopiù a due ipotesi: probabilmente un luogo legato all’osservazione solare e lunare: oppure un luogo di culto funerario. Quest'ultimo associato a quello di una dea della fecondità, come avviene nei templi di Malta. Quello di Mnaidra, ad esempio. Importantissimo luogo dell'arte megalitica tra il IV e il III millennio. Così, queste comunità di uomini del neolitico, la cui sopravvivenza dipendeva dalla natura, veneravano insieme i loro morti e traducevano collettivamente, nella pietra, le speranze che nutrivano di una rigenerazione e di un rinnovamento. Tuttavia la questione, a che cosa servisse Stonehenge, è sempre rimasta insoluta.
Per quanto attiene la prima ipotesi, luogo d’osservazione solare e lunare, è d'obbligo sottolineare come nell’antichità l'uomo avesse elaborato un sofisticato rapporto con la volta celeste. E come tali speculazioni avessero creato non solo un rapporto molto critico con il cielo stellato, ma anche un contesto mitico oltre che criteri di osservazione evoluti.
L'Europa settentrionale riscopre le sue radici. Lo sappiamo tramite le numerose pubblicazioni dedicale alla civiltà celtica, alle mitologie nordiche, al druidismo. Era quest'ultima la rcligione segreta dei popoli celtici. Officiata dai drùidi, gli antichi sacerdoti di questi popoli. Parola composta di “dru” (quercia) e “wid”' (che conosce)', con allusione alla raccolta del vischio di quercia, che era una delle loro mansioni di tipo religioso. A Stonehenge queste radici hanno trovato delle sorprendenti implicazioni legate all’origine e alla formazione dell'universo.
Un archeologo ed ex ricercatore dell’Università di Oxford, John North, ha scritto un voluminoso saggio su “Il mistero di Stonehenge”. Uscito undici anni fa, questo libro è la storia di come «la geometria e l'astronomia erano entrambe al servizio della religione». In altre parole North “ha scoperto quella chiave che permette di interpretare il significato delle sacre pietre di Stonehenge: esse rispecchiano la visione di un universo ordinato e armonioso dove cielo e terra, uomini e dèi sono uniti da un unico, identico destino». Come dire che gli antichi popoli che nell'ultimo periodo dell'età della pietra (neolitico) - caratterizzato dall'uso della pietra levigata, durante il quale l'uomo viveva già in capanne (specialmente su palafitte), e inizia l'agricoltura e 'allevamento degli animali (cani e cavalli, bovini e ovini) - celebravano in questo sito i loro riti, possedevano conoscenze astronomiche e tecniche a noi sconosciute. Ecco perché è importante ricostruire la loro ricerca: vuol dire conoscere di più di noi stessi. Solo in questo modo quella loro civiltà scomparsa non sarà persa per sempre nella notte della storia.
Adesso gli ultimissimi rilevamenti degli archeologi hanno (finalmente) svelato che cosa sia questo cerchio di pietre: qui gli antichi Britanni seppellivano i loro capi. Mentre le ceneri della Gente comune finivano da qualche altra parte. Forse disperse nel fiume Avon che scorre lì vicino. Sì, perché gli ultimi scavi di Stonehenge ci dicono anche che gli antichi Britanni non seppellivano i morti, li cremavano.
Così, queste comunità di uomini del neolitico, la cui sopravvivenza dipendeva ormai dalla natura, veneravano insieme i loro morti e traducevano collettivamente nella pietra la speranza che nutrivano in una rigenerazione e in un rinnovamento.

Ermanno Antonio Uccelli



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