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 Nr.20 del 20/10/2008
 
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''Un lavoro strategico''
Ambiti agricoli: in dirittura di arrivo le linee guida. L’Assessore al Territorio, Mazzoli: «Lavoro strategico per il futuro urbanistico dei Comuni»


   Francesco Mazzoli


Il “governo” del territorio provinciale passa anche attraverso la definizione degli ambiti agricoli.
Tra le novità più rilevanti inserite nella legge regionale del 2005 c’è infatti quella che assegna ai piani territoriali provinciali il compito di individuare gli ambiti agricoli entro i quali i Comuni devono indicare le aree da destinare all’agricoltura. Una vera innovazione che per la prima volta introduce il concetto di pianificazione sulle aree libere e non solo su quelle da edificare. In sostanza, mentre nella pianificazione urbanistica precedente le aree agricole nei Prg comunali erano tutte quelle che non risultavano destinate ad altro, la nuova legge regionale chiede invece che esse vengano definite prima.
«L’importanza del tema degli ambiti agricoli va molto al di là di quanto potrebbe apparire a un esame superficiale. La loro definizione – ha sottolineato l’assessore al Territorio, Francesco Mazzoli - riveste un’importanza strategica per le prospettive di sviluppo urbanistico di ogni Comune. Il lavoro congiunto degli enti territoriali per la definizione degli elementi che andranno a comporre il corpo normativo di questo specifico tema ha ed avrà quindi un grande impatto su tutto il territorio provinciale».
«Per questi motivi – ha chiarito l’assessore – abbiamo puntato ad un confronto lungo e serrato che ad oggi si è concretizzato in nove incontri a cui sono stati invitati tutti i Comuni, le Comunità Montane e gli Enti Territoriali, oltre a due riunioni tecniche per affinare gli aspetti procedurali e metodologici di individuazione delle aree e che nei prossimi mesi vedrà ulteriormente impegnato l’Assessorato in dialoghi costruttivi con i rappresentanti delle Amministrazioni Comunali. Un dialogo improntato alla concertazione e alla condivisione delle scelte cercando di contemperare le esigenze locali con quelle più generali del Piano».
Il compito dell’Assessorato è infatti quello di armonizzare i territori agricoli con quello che li circonda. «Ragionando in questo modo – ha dichiarato Mazzoli – si passa da una semplice visione di tutela, che resta comunque fondamentale, ad immaginare gli ambiti agricoli come occasione per valorizzare tutto quello che gira attorno all’agricoltura e non solo l’aspetto produttivo. Da anni sentiamo i rappresentanti degli agricoltori ricordarci la funzione paesaggistica, di identità territoriale e della funzione di presidio e di riequilibrio ambientale dell’agricoltura, oggi, per quanto ci compete, vogliamo trasformare le parole in atti concreti».
Un approccio multidisciplinare ed integrato che parte dal confronto con le altre componenti del territorio: l’Assessorato ha chiesto quindi la collaborazione non solo dei Comuni ma anche delle associazioni di categoria che si sono rese disponibili ad un contributo concreto su scelte strategiche e non solo di breve periodo.
Impostare in questo modo il tema degli ambiti agricoli, infatti, «significa ragionare insieme sull’equilibrio tra sviluppo e tutela e sul ruolo dei “confini” urbani come elementi del paesaggio, per regolare il rapporto tra città e campagna, per mantenere i caratteri e l’identità dei singoli abitati, per evitare, in concreto, che il nostro territorio si trasformi in una indistinta urbanizzazione».
Ed è proprio la ricerca di collaborazione, di instaurare un dialogo costruttivo con le amministrazioni comunali il lavoro più impegnativo. «Le scelte sull’equilibrio tra sviluppo e tutela di un bene non riproducibile come il suolo, spettano ai Comuni – ha precisato Mazzoli – all’assessorato al Territorio il compito di valutare se tali scelte siano coerenti con i limiti di sostenibilità di area vasta, sui temi che sono di interesse del complesso della comunità provinciale. Nel rispetto quindi delle competenze specifiche, l’obiettivo condiviso è quello di consegnare alle generazioni che verranno, un territorio che sia espressione dei valori e delle tradizioni della gente che lo abita».
Per questi motivi, per le aree di montagna e collinari, ma anche quelle costiere e di fondovalle, gli ambiti agricoli dovranno rafforzare le tutele già esistenti e già riconosciute dai Comuni come le aree DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) così come valorizzare quelle IGP (Indicazioni Geografiche Protetta) e le DOP (Denominazione di Origine Protetta).




AMBITI AGRICOLI: LA DEFINIZIONE ALLA PROVINCIA


A mettere chiarezza in un ambito delicato come quello dell’utilizzo del suolo, è arrivata la legge regionale del 2005 che affida alle Province, in particolare agli Assessorati al Territorio, il compito di definire gli “ambiti agricoli” e sulla base del piano provinciale, dare indicazioni ai Comuni per individuare le “aree agricole”. Sembra una sottigliezza ma è una distinzione fondamentale fatta dalla legge regionale. In sostanza la Provincia individua dei macroambiti in funzione dei quali i comuni devono indicare aree e aziende agricole secondo le modalità precisate dalle amministrazioni provinciali. Il Piano Territoriale si preoccupa, attraverso delle “soglie”, di garantire il mantenimento delle aree agricole entro margini di sostenibilità.
Per rendersi conto di quello che tutto questo significa per la provincia di Brescia, bastano alcuni dati: negli ultimi dieci anni la superficie agricola utilizzata si è ridotta del 6,59% passando dai 198.263 ettari coltivati nel 1997 ai 185.180 del 2007.
La normativa regionale, inoltre, assegna agli “ambiti agricoli” definiti dalla Provincia un’efficacia prevalente nei confronti della pianificazione comunale in quanto hanno a che fare con due priorità: la “continuità” e la “contiguità” , «in altri termini – ha precisato l’Assessore al territorio Francesco Mazzoli - significa guardare il territorio con una visione di insieme, senza fermarsi ai confini comunali e prevedendo misure necessarie a garantire appunto la contiguità tra usi agricoli lungo i diversi Comuni»
«Il Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) – ha ribadito Mazzoli - non è uno strumento coercitivo che impone dall’alto le proprie decisioni, ma è un Piano che si basa su indirizzi condivisi, su un’azione di concertazione delle scelte locali, su un’opera paziente di “convincimento morale” circa l’utilità di cambiare rotta e invertire le tendenze attuali sui principali temi territoriali qualora se ne presenti la necessità».


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