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sabato 27 aprile 2024 | 19:38
 Nr.21 del 27/10/2008
 
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''La loggia del convento''
È un thriller investigativo moderno, ambientato in un’abbazia benedettina in epoca attuale. Tra le sue mura si nasconde un segreto pericoloso per la Chiesa e per custodire tale segreto, qualcuno non esita ad uccidere


  



   Daniele Gasparetti


L’avvenimento, da cui si origina la storia e su cui ruota l’intero romanzo, è la morte del confratello Giuseppe, considerata accidentale e avvenuta in circostanze misteriose. L’abate chiama in aiuto Gabriele, un amico, vicario generale dell’Ordine e gli affianca Andrea, un novizio, che è l’Io narrante del racconto e che diventa, suo malgrado, co-protagonista della vicenda.
Gabriele e Andrea introducono gradualmente il lettore nella vita quotidiana del monastero, dove tutto è quiete, silenzio, bellezza e armonia, per far scoprire ben presto che esistono tra i monaci amicizie ambigue, ostilità e controversie teologiche. Sullo schema dell’indagine poliziesca si inseriscono altri livelli di racconto e di lettura: l’amore, l’esoterismo, il dialogo religioso. Il monaco indaga ed esplora la personalità del defunto attraverso colloqui con i confratelli e una suora, con la quale Giuseppe stava lavorando, di nascosto, alla realizzazione di un libro. Dalle conversazioni emerge una personalità originale e un’attenzione insolita per la storia della massoneria.
Si scopre che il defunto, Giuseppe, è stato ucciso. Entra in azione la polizia e l’ispettore che conduce l’indagine, Guido Cobelli, infrangerà con modi irruenti la tranquillità dei reverendi padri e creerà le condizioni per fa risaltare nel romanzo il pensiero laico e razionale in contrapposizione a quello religioso, dogmatico e impregnato di sottigliezza più o meno filosofiche. Emerge la natura contrastante dell’uomo sempre combattuto tra bene e male, fede e ragione, giusto e falso, con le ambiguità, i dubbi, le ipocrisie e le voglie di riscatto che tali questioni provocano. Nel romanzo si trattano temi teologici in maniera semplice, senza cadere per questo nel banale, ponendo questioni religiose di attualità e tentando di comprendere le ragioni che hanno originato tali temi.
Clemente, il monaco erborista, è stato un convinto fautore del dialogo fra Chiesa e massoneria e, non potendo più seguire questo progetto apertamente perché incombeva la scomunica, aveva convinto Giuseppe a seguirlo segretamente in una ricerca storica su quella confraternita.
Grazie all'ingente somma di denaro, la Fondazione dell’Abbazia negli anni ha arricchito la biblioteca con testi antichi e collezioni provenienti da tutta Europa. Giuseppe aveva scoperto una pergamena dei primi cristiani contemporanei a Gesù, che ne tracciano un’identità del tutto diversa da quella sostenuta dalla Chiesa.
Clemente è sospettato d’essere l’assassino e, prima d’essere arrestato, scompare. Veronica e Andrea scoprono una copia della pergamena e vengono a sapere che il bibliotecario aveva ricevuto l’originale da Giuseppe per stabilirne l’autenticità. Clemente è alla ricerca del documento, vuole riconsegnarlo alla massoneria, a cui è appartenuto da secoli. Gli sviluppi dell’indagine saranno però molto diversi da quelli preventivati: Andrea scopre, infatti, il corpo di Clemente accanto a Veronica in stato confusionale e si trova a dover salvare la suora, arrestata con l’accusa d’aver assassinato l’erborista per vendicare l’omicidio del proprio amante. La pergamena in realtà non si trova e le indagini conducono Cobelli e Gabriele ad unire le proprie capacità per risolvere il caso.

Chiediamo all’autore del romanzo, il saretino Daniele Gasparetti, quale sia il motivo del titolo “la loggia del convento”

“Ha un doppio senso – ricorda l’autore -. Quello letterale che indica l’architettura superiore del chiostro: la “loggia” o “loggiato” e può presumere che il romanzo verta il suo interesse in qualche edificio del convento. Quello nascosto, esoterico, che indica la “loggia” come gruppo autonomo di massoni, una sorta di cellula all’interno del monastero, che è il significato reale, ma non reso evidente”.

E quale è l’importanza data alla ricerca storica nella stesura del romanzo?

“La trama è il frutto di una ricerca, sia storica sia religiosa”, ci dice Daniele Gasparetti.

E quale è Il pubblico al quale si rivolge “La loggia del convento?”
.
“Credo di non sbagliare se dico che il libro è adatto ad un lettore cui piace il romanzo poliziesco, che ha curiosità, è affascinato dal mistero e che non disdegna l’utilizzo del fantastico per capire il reale”.

Quali gli ingredienti del romanzo?

“Essenzialmente sono la fantasia, la religione, intesa come storia della religione, l’esoterismo, la psicologia del comportamento e la controversia tra fede e ragione – aggiunge Daniele Gasparetti -. Ho cercato di fondere questi elementi in modo da amalgamarli in un’avventura che possa appassionare il lettore.
È il racconto di una comunità religiosa e non c’è un personaggio che spicca sugli altri, perché il protagonista è la comunità stessa che, disorientata da una serie di sconvolgimenti, intende ritrovare la propria ragione d’essere e ricostruire il proprio futuro spirituale.
Sono presenti in parte elementi autobiografici. Non sono stato novizio benedettino e non ho quindi potuto vivere la vita di Andrea, ma sono membro di un Ordine secolare ed è quello che ho vissuto e vivo ciò che fedelmente ho tentato di trasmettere: il rapporto tra autorità e libertà, il problema della propria identità e delle proprie scelte, il desiderio di spiritualità e di conoscenza della verità storica”.




L’AUTORE


Nato nel 1957 ad Ospitaletto, in provincia di Brescia, sposato con due figli, abita a Sarezzo e lavora in un istituto di credito a Brescia.
Studioso fin da giovanissimo delle religioni e delle sette cristiane, antiche moderne e della loro teologia, amplia nel tempo i propri interessi alla filosofia.
Si dichiara un pacifista convinto e tenace difensore della libertà di pensiero.
Durante le sue ricerche entra in contatto con esponenti di varie chiese e confessioni, ne approfondisce la storia, la dottrina, le divergenze e concordanze tra le stesse.
Si definisce un credente critico, un uomo del dubbio.
Ha sempre cercato di comprendere la realtà con ragionevolezza, senza mai dare per scontato la verità degli insegnamenti ascoltati, magisteri delle varie chiese compresi, evidenziandone le incoerenze, riservandosi la discrezionalità di un proprio giudizio e approfondimento e la possibilità di scelta.


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