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 Nr.27 del 22/12/2008
 
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Il miracolo economico
Un paese in mezzo alle valli, senza infrastrutture, senza materie prime ha assunto un ruolo fondamentale nell’economia bresciana, nazionale e internazionale: è questo il miracolo che ha visto, come protagonista, la realtà industriale di Lumezzane


  



  


L’occasione per analizzare la struttura produttiva del comune valgobbino e degli altri paesi della Valtrompia è sorta nel corso della presentazione, al teatro Odeon di Lumezzane, del terzo volume (redatto da 24 autori) dedicato al rapporto tra la Valle Trompia e l’economia: “Valtrompia nell’economia”.
Il sindaco di Lumezzane Silvano Corli, ha evidenziato come il comune valgobbino sia stato oggetto, negli ultimi cinquant’anni, di una notevole crescita economica, fondata prevalentemente sulla lavorazione dei metalli, sulla siderurgia e sugli articoli casalinghi (pentole e posate). Lumezzane ha avuto un’influenza talmente vasta, che molti studiosi ed economisti mondiali lo considerano un caso particolare dal 1950 ad oggi. A metà del secolo scorso, il comune si presentava con scarse infrastrutture, mancanza di materie prime e una posizione negativa dal punto di vista economico. Quali sono stati, allora, i passaggi che hanno portato Lumezzane ad espandersi verso i bacini internazionali? La diagnosi è giunta dallo stesso primo cittadino: mobilità sociale, amore per il lavoro, passione e ricerca di un futuro con maggiori possibilità. Con questo s’intende dire che la società valgobbina non ha mai calpestato i piedi a chi avesse avuto le capacità e la tenacia nel costruire cose concrete e realizzabili, prima fra tutte la tanto agognata “fabbrica” (oggi si direbbe impresa), con il sogno di raggiungere l’emancipazione da una situazione di crisi.
Un altro punto di merito è legato alla situazione sociale che ha coinvolto l’area. Le contestazioni del ’68, i sindacati e gli scontri sociali, infatti, non hanno mai infranto la trama industriale lumezzanese o rallentato la crescita economica.
Poi, ancora, un “pregiudizio”. Quando si parla di Lumezzane nei paesi della stessa valle o nelle pianure della Bassa bresciana, viene subito in mente l’esclusiva volontà del lavoro e la mancanza di cultura e di civiltà che ne sottende. Questo luogo comune può essere subito mandato in fumo. Secondo gli studi presenti nello stesso volume economico, presentato durante la serata, Lumezzane detiene il più alto tasso di alfabetizzazione rispetto agli altri comuni della provincia di Brescia: una bella soddisfazione per chi, fino a pochi decenni fa, veniva considerato uno schiavo del lavoro e mancante di capacità elementari.
La crisi economica che sta attanagliando l’intero globo, ha colpito anche le valli bresciane, ma la capacità, l’inventiva e il coraggio dei lumezzanesi aiuterà ad integrare le possibilità di un futuro: parola del sindaco Corli.
Successivamente, nel mini-teatro Odeon, hanno espresso il proprio pensiero le autorità economiche ed istituzionali, autori delle ricerche che hanno portato alla stesura del volume. Sono intervenuti il presidente del Lions Club Valtrompia, dott. Parini, Monsignor Fappani, considerato come mentore dell’intera pubblicazione e amante della documentazione: anche per questo è il tutto della “Fondazione Civiltà Bresciana”, che raccoglie numerose opere e documenti riguardanti le attività locali e la storia bresciane. Sono poi intervenuti Francesca Bossini, curatrice dell’opera, che ha mostrato i temi nei quali è articolato il volume e ha presentato alcuni autori dei saggi. Tra questi era presente lo storico Giancarlo Marchesi, che ha trattato la storia di Lumezzane dall’epoca della Serenissima (nel 1700 il Veneto), quando il comune valgobbino realizzava i chiodi per assemblare le navi, fino all’età napoleonica. Una terra montana che, secondo gli storici, a causa della mancanza di strutture, della presenza dominante delle attività non agricole e dei materiali giunti solo grazie agli scambi economici non avrebbe portato a grandi soluzioni: la storia futura ha detto il contrario. Accanto all’analisi economica, sono state presentate anche le caratteristiche sociali e formative che contraddistinguono il comune valgobbino. I giornalisti Massimo Tedeschi ed Egidio Bonomi hanno descritto, rispettivamente, l’evoluzione imprenditoriale e aziendale da una parte e i rapporti tra la scuola e il mondo del lavoro dall’altra. Una scuola che, secondo i dati storici, adempiva in modo eccellente al passaggio dello studente dalle conoscenze prettamente teoriche, a quelle pratiche e lavorative. Un dato, però, che riguarda l’economia valgobbina, è in grado di impressionare l’intera provincia di Brescia: le aziende di origine lumezzanese uscite dai confini valligiani per mancanza di spazio arrivano alla quota di 327, con un fatturato annuo di 7 miliardi di euro: il 50 percento del Pil.
Lumezzane, dicono i numeri, rappresenta la metà economica dell’intera provincia. Infine, il dott. Luciano Consolati, autore di una parte economica all’interno del volume, ha trattato i punti fondamentali della crisi finanziaria, puntando anche il dito contro la mancanza di forze fresche, ree di non aiutare l’attività imprenditoriale dei propri padri. E poi un monito per il futuro: i Paesi più poveri potrebbero diventare i mercati della nuova generazione.

Fabio Zizzo



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