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 Nr.11 del 25/05/2009
 
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Ferrara è la bicicletta
Quando si entra in città, un cartello accoglie il visitatore e lo avverte che: "Ferrara è città d'arte e di cultura. E delle biciclette"


  



  


Semplice, pratica, sicura ed economica, la bicicletta è il mezzo di trasporto più amato dai ferraresi. Una recente rilevazione, di pochi mesi fa, ha evidenziato che c'è una fatale attrazione fra la città estense e questo veicolo a due ruote la cui propulsione è data dalla forza muscolare dell'uomo. La stima è che oltre il 27 per cento di tutti gli spostamenti sul territorio provinciale si facciano solo con la bicicletta.
In Italia è comparsa alla esposizione di Milano del 1881. E nel 1885, nella medesima capitale lombarda, nasce la prima fabbrica degna di rilievo, la Bianchi.
Alla fine del XVIII secolo il francese De Sivrac pensa di unire due ruote, una dietro l'altra, e sullo stesso piano verticale, per spingerle con la forza delle gambe. È nato così il celerifero.
Nel 1818 il barone tedesco Karl Friedrich Drais von Sauerbronn perfeziona questo rudimentale meccanismo, applicandovi un manubrio per la guida e una sella per reggere il conducente. È nata la draisine.
Dovranno passare ancora oltre sette lustri prima che vengano realizzati altri congegni atti a moltiplicare la velocità di avanzamento. Nasce così il primo biciclo. È del francese Ernest Michaux, ed è costituito da una ruota di grande diametro, seguita da una più piccola. Sono collegate fra di loro mediante un tubo metallico ricurvo, alla cui sommità sono posti la sella e il manubrio. Questi rappresenta il prolungamento della forcella, fissata al mozzo della ruota anteriore. Essa viene azionata, con la spinta di due pedivelle, dal ciclista che è posto a cavalcioni della sella. Il biciclo vede l'attenzione di costruttori e di inventori.
Nel 1880, in Inghilterra, si costruisce la prima bicicletta. Essa comprende: due ruota di media grandezza, uguali fra loro. Una catena per la trasmissione del movimento alla ruota posteriore; una ruota dentata calettata sull'asse delle pedivelle, (unita cioè e combaciante a puntino con un'altra parte, dimodoché la sporgenza dell'una è introdotta nell'incavo dell'altra), e pedali che sono posti a metà circa fra le due ruote; una seconda ruota dentata, più piccola, fissata al mozzo della ruota posteriore. Il prodotto del diametro della ruota posteriore per il rapporto tra le due ruote dentate costituisce la moltiplica. Sono innovazioni che, per quel tempo, sono notevoli. Con esse si riesce ad ottenere una propulsione alquanto veloce e senza inconvenienti. Tuttavia rimane un fastidio. Peraltro notevole: il peso di questo mezzo. Che si avverte specialmente in salita, poiché le ruote fanno attrito sui propri perni e sul fondo stradale.
Passano altri dieci anni e un medico inglese con suo figlio, i Dunlop, dopo appassionati studi e numerosi esperimenti, riescono a risolvere il problema: costruiscono i cerchioni di gomma e li riempiono di aria compressa per mezzo di una pompa. I Dunlop costruiscono altresì un copertone di tela e gomma per proteggere dalle forature la camera d'aria.
Nel frattempo sorgono dal progresso meccanico i cuscinetti a sfere. Che vengono subito applicati alla bicicletta. La quale diventa così un mezzo di locomozione moderno e si diffonde nei paesi progrediti con uno sviluppo addirittura imponente.
Le competizioni sportive, con il perfezionamento dei pezzi e dei congegni, rappresentano la molla principale verso il raggiungimento del modello più perfetto.

Questo 2009, a Ferrara, è l'anno dedicato alla bicicletta. Per chi abita qui, tale veicolo rappresenta (quasi) un prolungamento del corpo. Il ciclista va, in questa città, in modo disinvolto, contromano o sale sui marciapiedi. Che, stante l'altissimo numero di biciclette, vengono (spesso) usati (anche) come piste ciclabili. Non perché queste ultime manchino in quanto, con i loro mille chilometri, abbracciano tutta la città e ben oltre, ma proprio perché la due ruote è amata in modo viscerale. Legambiente ha svolto una indagine che assegna a Ferrara la leadership in Italia davanti a Parma e Bolzano. Neppure l'Olanda batte la percentuale di utilizzo ferrarese, pari al 28 per cento. E pensare che queste due province dei Paesi Bassi guidano, storicamente, la graduatoria europea.
Insomma, che la bicicletta a Ferrara sia un vero e proprio "stile di vita" è confermato anche dai dati statistici: il 90 per cento delle famiglie ha la bicicletta che è presente con due unità per famiglia. Per dire: in Italia questo mezzo di locomozione è posseduto (solo) dal 58 per cento delle famiglie.

Questo perché gli abitanti della città estense hanno capito che l'uso di tale mezzo di trasporto è una valida contromisura all'inquinamento. Anzi, il mezzo ecologico per antonomasia. In ciò aiutati, non vi è dubbio, dalla moltiplicazione dei percorsi ciclabili che hanno esteso la rete della viabilità non solo all'interno dei dieci chilometri delle bellissime restaurate mura rinascimentali, patrimonio dell'Umanità, e nel centro storico, ma anche con un collegamento alla città dei quartieri periferici attraverso una fitta rete di piste protette. Tanto che ogni cittadino gode di ben 86 chilometri ciclabili. Che, obiettivamente, non sono pochi. E che ci fanno capire quanto sia importante che la coscienza ambientale resti viva affinché si possa continuare a godere della immensa ricchezza in nostro possesso. Che i cittadini, hanno saputo amministrare con equilibrio, saggezza, ma anche con le opportune innovazioni. Cittadini che non si sono accontentati di assicurazioni, promesse o garanzie: hanno capito che sono parole che oggi non hanno alcun senso. Cittadini che hanno investito nei beni culturali, nel patrimonio artistico monumentale. Con un obiettivo: tutelare per far vedere. Tutelare e intervenire con rigore. Un rigore che ha aggiunto bellezza alla bellezza esistente. Perché la storia ci consegna la bellezza. Ai cittadini il compito di preservarla. Anche l'uso massiccio e straordinario che qui viene fatto della bicicletta ha concorso a tradurre in realtà questa difesa. Perché ha consentito – e consente – la migliore conservazione di quel contenitore che oltre cinque secoli fa prendeva forma con la concezione architettonica di Ercole I e di quel Biagio Rossetti considerato una delle più geniali personalità dell'architettura italiana del XV secolo. Un contenitore "riempito" di palazzi, chiese, e straordinari gioielli architettonici che si nobilitavano, ancor più, con il progetto del palazzo dei Diamanti e con l'ampliamento di Ferrara attraverso l'Addizione Erculea.
E a Ferrara, grazie anche alla bicicletta, si è riusciti a preservare: è come una finestra aperta sul mondo.

Ermanno Antonio Uccelli


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