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 Nr.17 del 21/09/2009
 
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Il calvario
Il calvario dei seguaci di Diana che amano la natura


  


Per i 29 mila i cacciatori bresciani fra i quali 7 mila e 700 sono capannisti, domenica scorsa 20 settembre è scoccata l'ora dell'apertura delle attività venatorie. Nel 1986 i cacciatori erano più di 48 mila, ma in molti hanno abbandonato la doppietta per le note ragioni di contestazioni subite e per gli alti costi della licenza. S'è fermata a quanto pare l'emorragia mentre non cessano le polemiche e le battaglie legali che accompagnano la stagione.
Il Tar su istanza della Lac ha bloccato l'apertura anticipata per merli, tortore e cornacchie prevista per il 3 settembre mentre, dopo che il Consiglio regionale ha approvato la normativa per regolare la caccia in deroga, nei giorni scorsi un cartello di associazioni ambientaliste (dalla Lac al Wwf) hanno presentato ai presidenti delle Province di Brescia e di
Bergamo e ai rispettivi prefetti una diffida con la quale si sostiene che la deroga consentita dalla Regione è illegittima perché in presenza di un giudicato costituzionale contrario e di altri ricorsi sul tema. Per questo motivo gli ambientalisti invitano le autorità a vigilare affinché non si violi la legge.

Polemiche a parte, la stagione s'è aperta con i migliori auspici anche se in alcuni periodi sono stati tanti i capi di selvaggina trovati morti nei campi. Fagiani e lepri rilasciati per favorire il ripopolamento sono stati stroncati a causa della forte presenza di pesticidi utilizzati nell'estate appena passata per combattere la diabrotica che ha attaccato i campi di
mais della Bassa Bresciana. È un vecchio discorso che gli ambientalisti sono propensi a superare. Più facile per loro accusare i cacciatori che invece hanno cura dell'ambiente con numerose iniziative mirate alla tutela
ed allo sviluppo della vegetazione.
Ma è cronaca che non trova spazio nelle cronache che invece prendono di mira i tartassati cacciatori, protagonisti di un antico rapporto con la natura che essi, sì, difendono consapevoli che un'area dissestata non favorisce la vita dei selvatici. Ma questo è un discorso che ambientalisti e naturalisti di città e metropoli non intendono capire.
Preferiscono, questi cosiddetti difensori del Creato continuare a riversare negli scarichi urbani collegati a fiumi e canali sostanze nocive con la scusa del più bianco e più pulito, senza preoccuparsi del danno che provocano se le fognature sono fuori norma. Per non dire degli spiedi e delle leccornie preparate da abili mani di casalinghe, mogli di agricoltori e cacciatori, che anch'essi in molti vanno a gustare, se invitati. Magari gratis.
Un calvario insomma per i seguaci di quel Sant'Uberto che è il loro protettore.

Franco Piovani


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