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 Nr.7 del 29/03/2010
 
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Armonia ed equilibrio
«Quand'anche la nostra potenza si estendesse fino alle estremità della terra, la nostra esistenza non raggiungerebbe il grado di compimento che può conferirle il rapporto di silenziosa dedizione a quanto ci vive accanto»


  


Sono parole di Martin Buber, il filosofo tedesco di origine ebraica, morto a Gerusalemme nel 1965. Mi è sempre piaciuto Buber perché, pur con uno spirito permeato di una religiosità a due che si esprimeva nel dialogo fra cielo e terra che non mi interessava (ma che tuttavia, ovviamente, rispettavo), la sua attenzione era volta di continuo al senso della vita come rapporto fra due (io e tu, l'uomo e la natura), che mi trovava perfettamente consenziente. Non solo come concezione dialogica teorica, ma come prassi da vivere nel quotidiano. Sempre. Certo da riflettere; ma soprattutto per capire che c'è un compito quotidiano da svolgere, con assoluta responsabilità, in quello che la vita ci richiede: partecipare alla stessa con coscienza del dovere da compiere e con armonia. Ecco, io credo che sia questa la vera santificazione da compiere nel quotidiano: viverlo non come espressione di una fede intellettualistica, ma come la vera, reale, capacità di stare in relazione con gli altri uomini. E con la natura. Questo, secondo me, dovrebbe essere lo scopo della vita: viverla.
In quello che la vita ci richiede, in quello che succede giorno dopo giorno, c'è dunque un compito da svolgere con assoluta responsabilità e armonia: partecipare alla vita.
Oggi l'esistenza è vissuta in maniera estremamente soggettiva ed individualistica; tutta giocata sulla realizzazione dei propri desideri, non importa quanto effimeri.
La condivisione e la convivenza sembrano poi una lontana utopia. Sarebbe perciò quanto mai utile e importante che, tutti, diventassimo costruttori di armonia. Anche se penso che questa sia un'arte che ben pochi conoscono.
E allora che fare perché l'armonia diventi una evidenza? Sentirla come un’urgenza dentro di noi. Intimamente. E con forza dirompente. Ancora, vedere, con chiarezza e onestà, gli aspetti disarmonici del nostro vivere quotidiano. Rilevarne la pericolosità e la mancanza di bellezza. E, senza giustificazioni né interpretazioni, lasciarle andare. Immediatamente. Così il terreno potrebbe essere pronto per la fioritura immediata dell'armonia. Che darebbe un profumo diverso alle nostre relazioni con le cose - oggi così povere – e con gli uomini, così indifferenti.
Armonia ed equilibrio per far fiorire la bontà e mettere in ombra la crudeltà e la malvagità che (così) spesso caratterizza le azioni dell'uomo.

Tiziano Terzani, nel 2004, prima di morire, faceva questa riflessione in "Guru Nanak e il prestasoldi": «Perché aspettare l'ultimo momento per fare un po' di piazza pulita, per buttare a mare la zavorra di cose ed emozioni che ci portiamo dietro? Meglio farlo ora, coscientemente, quando se ne hanno ancora le forze. Questa sì che sarebbe una liberazione!»
Fare pulizia. Mettere a posto. Dare ordine. E così, di nuovo, costruire armonia. In tutto. Nel quotidiano delle cose materiali (forse) è più facile. Ma solo apparentemente. Certo, più difficile e molto più problematico farlo nel quotidiano dei movimenti della mente: pensieri, conoscenze, opinioni, credenze, valori… È un incredibile caleidoscopio, questa nostra fucina mentale. Un laboratorio che produce, a getto continuo, immagini, illusioni, sogni, speranze…
Superfluo dire quanta attenzione e cura noi dedichiamo agli elaborati della mente che finiscono per diventare, in modo paradossale, la cosa più solida del nostro vivere, dal momento che costruiamo gran parte delle nostre sicurezze su di essi. Proprio per tale motivo è (assai) difficile che li possiamo considerare zavorra e pertanto sbarazzarcene. Perché sono le nostre (amate) abitudini. Che coltiviamo con cura nella nostra quotidianità e questo ci conferma quanto sia davvero difficile rompere schemi, rivisitare le nostre certezze, rimettere tutto in discussione, rimboccarci le maniche ed avere un approccio onesto e intelligente con le cose della vita: dalle più banali alle più complesse.
Non resta che l'augurio, a ciascuno di noi, di avere occhi attenti, minuziosi ed esatti per cogliere, senza offuscamenti, la realtà del mondo che ciascuno si è creato: un mondo libero da pregiudizi, sentimenti e ideologie.
Mi piace chiudere questo scritto con poche righe del prosatore francese, di origine romena, Émile Cioran che mi sembra abbiano a che fare con l'esistenza e l'agire dell'uomo: «Se le onde si mettessero a riflettere, crederebbero di avanzare, di avere uno scopo, di progredire, di lavorare per il bene del Mare e finirebbero con l'elaborare una filosofia sciocca quanto il loro zelo».

Ermanno Antonio Uccelli


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