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Una significativa scena di ''Gomorra'' |
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L’evento teatrale, ispirato dal libro omonimo scritto da Roberto Saviano in merito alla camorra e ai traffici malavitosi che partono da Casal di Principe, è stato diretto da Mario Gelardi. Il palcoscenico è stato diviso in due parti: un piano terreno che metteva in scena i dialoghi tra i vari personaggi e la dimensione che la camorra vuole far vedere, mentre in un piano più alto venivano mostrati gli atteggiamenti nascosti e malavitosi dei criminali. Tutta la scena era ambientata in un cantiere edile simbolo delle attività malavitose ed economiche della criminalità organizzata partenopea, con pilastri, sacchi di cemento e impalcature. Sotto la regia di Gelardi, che ha collaborato con Roberto Saviano per la versione teatrale (precedente a quella cinematografica), Ivan Castiglione ha interpretato lo stesso autore di “Gomorra”, Francesco Di Leva ha vestito i panni di Pikachu collaboratore camorristico, insieme a Giuseppe Gaudino nei panni di Mariano. Giuseppe Miale di Mauro ha vestito i panni di Stakeholder, mentre Adriano Pantaleo ed Ernesto Mahieux hanno interpretato rispettivamente Kit Kat e il sarto Pasquale.
Lo spettacolo ha mostrato due lati della quotidianità napoletana: da una parte il tentativo di voler fare una vita diversa da quella camorristica, senza problemi e con l’onestà che contraddistingue le persone normali; dall’altra parte ci sono gli imprenditori che, pur di sfruttare i territori in cui vivono, decidono di investire e guadagnare soldi a livello internazionale.
Da una parte c’è un imprenditore che considera la “monnezza” l’oro nero di Napoli: a lui non importa che i bambini nascano con malformazioni o malattie degenerative, o che le persone siano contratte dal cancro; l’importante è che l’attività generi soldi e investimenti. Dall’altra parte c’è chi si esalta nel prendere in mano un Kalaschnikov e trivellare di colpi una vetrina, tanto da paragonare l’inventore dell’arma a Tiziano, Michelangelo e Caravaggio. Poi c’è un ragazzo giovane, Kit Kat, simbolo delle spensieratezza, che potrebbe puntare al canto, ma il desiderio di guadagnare subito, anche illecitamente, è più forte che mai. Infine, il sarto. Un anziano Pasquale che si meraviglia dei propri abiti realizzati, ma non riesce ad avere successo. Intanto, sullo sfondo compaiono i numeri delle vittime della camorra: 3700 in vent’anni; più delle brigate rosse e di altre organizzazioni criminali. Poi, quando un membro del clan viene ammazzato, tutto si scompone, le due torri rimaste in piedi durante lo spettacolo cadono a terra emanando un suono fragoroso: è la vita della camorra che non conduce mai a strade regolari e giuste.
E, alla fine dell’opera, il pubblico dell’Odeon ha apprezzato con cinque minuti di applausi.
Le musiche sono state di Francesco Forni, le immagini di Ciro Pellegrino e le scene di Roberto Crea.
Fabio Zizzo
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