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 Nr.24 del 24/11/2008
 
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L’atlante dell’archeologia industriale
Un "Atlante del patrimonio storico-industriale della provincia di Brescia", cui è allegato un cd rom (realizzato dalla Vortal), risultato del lavoro di ricercatori, durato quasi tre anni, i quali hanno indagato 452 beni (fra cui 30 centrali elettriche, 18 fornaci, 16 filande, 71 mulini, 32 fucine, 5 miniere...) in 300 località


   Le vecchie miniere di Valtrompia


Sono 1.400 le immagini dei siti schedati che documentano i siti dell'archeologia industriale nel Bresciano per i quali in trent'anni la ricerca ha verificato che rispetto ad un tempo c’è una maggiore consapevolezza del valore di questo patrimonio. Tanti monumenti sono stati salvati: ma è cambiato il contesto intorno, così non hanno più significato, è stato osservato in alcuni interventi alla presentazione della pubblicazione, come da Luca Rinaldi, soprintendente per i Beni architettonici e per il paesaggio di Brescia, Cremona e Mantova, che ha invitato ad osservare che fine hanno fatto l’ex Wührer oppure il Comparto Milano-Freccia Rossa nei quali è avvenuta una ricostruzione falsa in stile poiché i meccanismi economici stritolano le buone intenzioni. "Casi positivi di recupero e di riuso - ha quindi sostenuto Rinaldi - si hanno quando sono le comunità locali ad individuare un interesse sui siti. Vedasi, ad esempio, le ex miniere in Valtrompia oppure l’ex Centrale elettrica di Cedegolo". Il volume è curato da Carlo Simoni per conto dell’Assessorato provinciale (delega a Riccardo Minini) alle attività e beni culturali e valorizzazione delle identità, culture e lingue locali, il quale commenta che purtroppo c’è troppa distrazione nei bresciani per i segni importanti della nostra rivoluzione industriale cancellati (o resi irriconoscibili) po’ ovunque sul territorio. "L’architettura industriale del ’900 sta scomparendo. La Valtrompia - osserva Simoni - ha perso fabbriche come la Glisenti e la Redaelli, la Valcamonica il Cotonificio di Darfo... E la Marzotto a Manerbio che fine farà"? Non tutto è però andato perduto. Ci sono interventi riusciti come le limonaie di Gargnano, la Valle delle cartiere i Musei del ferro a S. Bartolomeo (questo grazie a Fondazione Civiltà Bresciana di mons. Antonio Fappani) e del Maglio a Ome degni di salvaguardia. Questo Atlante costituisce una traccia per avviare un’azione condivisa fra soggetti locali, studiosi, associazioni con il fine di conservare i siti".
L'opera è commentata dall'assessore all'Istruzione Pubblica ed all'edilizia scolastica, Giampaolo Mantelli che sottolinea come il libro prosegue l’impegno bresciano verso l’archeologia industriale. "C’è un immenso patrimonio in Italia, da salvaguardare ed anche a Brescia come in provincia si deve attenzione a testimonianze che rischiano di scomparire ed invece sono documenti di cultura da conservare per il futuro in modo che ciascuno possa essere consapevole del lavoro svolto dai nostri antenati per la crescita delle nostre comunità".

Franco Piovani



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